Ultima Modifica il 26 Novembre 2023

Piazzetta Nilo, conosciuta anche come Largo Corpo di Napoli, la si scopre lungo il maggiore dei tre Decumani greco-romani della città partenopea.

La piazzetta, a pochi passi da Piazza San Domenico Maggiore, prende il nome dalla statua del Dio Nilo, simbolo della storia multiculturale di Napoli.



Nella vicinanza della piazza si trovano alcuni edifici storici interessanti. Tra questi, sono da menzionare Palazzo Carafa di Montorio, Palazzo del Panormita, la chiesa di Santa Maria Assunta dei Pignatelli e la piccola Chiesa di Sant’Angelo a Nilo.

L’area compresa tra via Mezzocannone ed il primo tratto di Via San Biagio dei Librai è stata abitata, ai tempi della Napoli greco-romana, da una numerosa comunità di mercanti e marinai egiziani. I coloni Alessandrini, conosciuti come nilesi, eressero una statua che raffigurasse il grande fiume Nilo, simbolo di prosperità e benessere.

Statua del Nilo a Napoli: restauro e curiosità

L’imponente scultura, eretta tra il II-III secolo d.C., ritrae il fiume Nilo con le sembianze di un uomo possente e barbuto. E’ semi-sdraiato su un fianco, circondato da puttini che simboleggiano le varie ramificazioni del fiume.

Nella mano destra il Dio sorregge una cornucopia traboccante di fiori e frutta, simbolo di prosperità e ricchezza. La mano sinistro tocca una sfinge, ai suoi piedi giace un coccodrillo.

Il Corpo di Napoli - Piazzetta Nilo

Secondo un’antica leggenda, sotto il Dio Nilo giace un presunto tesoro e lo sguardo del Dio sarebbe puntato sull’eventuale nascondiglio.

Più volte rimossa e ricollocata in questa sua sede storica, ha alimentato vari misteri, tra cui quello sull’identità sessuale del soggetto raffigurato.

Perduta per secoli, viene ritrovata nel XII secolo ma senza testa. Per la presenza dei putti al petto e le sue forme femminili i napoletani furono convinti di trovarsi di fronte a una raffigurazione della sirena Partenope che allattava i propri figli. La chiamarono tutti “O cuorp ‘e Napule”, a simboleggiare il suo ruolo di madre amorevole che cura i suoi abitanti.

E’ solo nella seconda metà del 1600 che la Statua subisce un restauro radicale ad opera di Bartolomeo Mori e su commissione degli Eletti del seggio del Nilo. E’ in quest’occasione che compare (finalmente) la testa di un uomo barbuto, la Cornucopia, la Sfinge ed il Coccodrillo, tutte le simbologie che attualmente vediamo. Inoltre, venne adagiata un “sedile di marmo” sulla quale venne posta, nel 1734, anche un’epigrafe in latino, che racconta la storia e le peripezie della scultura.

La statua ha subito nel 2014 un‘ importante restauro con il ripristino definitivo della piccola testa di sfinge marmorea , trafugata oltre 50 anni fa.