Il consiglio comunale di Napoli ha istituita la Giornata cittadina della cultura del caffè napoletano. La data scelta per festeggiare la tazzulella è il 10 dicembre di ogni anno, coincide con la giornata del caffè sospeso.
All’ombra del Vesuvio il caffè non è semplicemente una “bevanda”, ma un vero e proprio rito attraverso il quale esprimiamo il senso di accoglienza e di ospitalità.
L’iniziativa è nata per tutelare l’identità culturale della città di Napoli attraverso la valorizzare dei simboli e le tradizioni che la rendono unica nel mondo.
Il progetto è partito dai consiglieri comunali Flavia Sorrentino, Fiorella Saggese e Gennaro Demetrio Paipais di Insieme per il Futuro, che hanno raccolto la proposta lanciata da Michele Sergio e Massimiliano Rosati del Gran Caffè Gambrinus.
Il caffè a Napoli arriva con i Borbone
L’introduzione del caffè a Napoli si deve a Maria Carolina d’Asburgo Lorena che sposò, nel 1768, re Ferdinando di Borbone. Da allora in poi il caffè a Napoli è diventato un rito irrinunciabile ed un’abitudine consolidata.
Nell’Ottocento e nel Novecento Napoli si riempì di grandi caffetterie e imprese di torrefazione artigianale, che ne fecero la capitale del caffè. Potrebbe interessartiIl Caffe a Napoli è una cosa seria.
Caffe Gambrinus, Napoli.
Il caffè napoletano, che all’estero viene chiamato “espresso” o “ristretto”, si caratterizza per il gusto forte e deciso. Ciò è dovuto alla miscela di caffè, che contiene una maggiore percentuale di robusta affiancata a quantità inferiori di arabica. All’ombra del Vesuvio i chicchi di caffè vengono tostati più a lungo di modo che rilascino tutti gli oli essenziali, i quali rendono il caffè aromatico.
Importante, il caffè napoletano va bevuto in una tazzina di porcellana bollente. Prima, però, bisogna bere un abbondante sorso d’acqua per meglio poter gustare l’agognata tazzullella.
Attorno al caffè partenopeo ruotano diversi riti e aneddoti.
42 «O’ cafè», l’espresso napoletano ha un numero tutto suo nella Smorfia, il libro napoletano dei sogni.
A Napoli abbiamo il rituale del “’cuonzolo” (Connsolare). Secondo un’antica tradizione c’è l’abbitudine di portare zucchero e caffè quando ci si reca a fare una visita di condoglianze. La caffeina dà la forza di affrontare la veglia notturna
Da non dimenticare l’usanza del caffè sospeso, che consiste nel lasciar pagato al bar un caffè per chi non può permetterselo.