Ultima Modifica il 14 Ottobre 2020

Berretto di traverso e faccia impertinente, è questa l’immagine più conosciuta dell’autentico Scugnizzo napoletano, emblema della vivacità partenopea. (Photo @vittoare)

I ragazzi del popolo napoletano, definiti nel tempo anche guaglioni o sciuscià, sono presenti in ogni epoca ed assieme ai lazzari rappresentano l’anima della città.



L’origine della parola è poco nota. Fu Ferdinando Russo, giornalista e poeta di madrelingua napoletana, che la utilizzò per la prima volta in una raccolta di poesie intitolata proprio E scugnizze.

Chi è lo scugnizzo?

Sempre Ferdinando Russo spiega che lo sfizio dei ragazzini ‘e miez’a via era quello di scugnare (scheggiare) lo strummolo degli altri, con la punta di ferro del proprio. Da qui, Scugnizzi. Lo strummolo è una rudimentale trottola di legno dotata di una punta di ferro, il perno sul quale la trottola, abilmente manovrata, girava.

Uno scugnizzo napoletano

Lo scugnizzo, animato dalla furbizia che la vita di strada costringe a imparare, è un impunito. La sua maestra di vita è la strada con le sue durezze e le sue grandi opportunità. Lo scugnizzo, infatti, era un bambino o un adolescente che viveva per strada, vestito di stracci e si occupava da solo del proprio sostentamento rubando e combinando guai per le strade e i vicarielli partenopei.

Anche se storicamente è associato alla sfera sociale negativa della città di Napoli, lo scugnizzo ha sempre destato simpatia nella cultura popolare. 

Jorit - Maradona e Scugnizzo
Maradona e lo scugnizzo Niccolò, uno accanto all’altro il murale firmato da Jorit Agoch sulle facciate dei due palazzi di Taverna del Ferro, il “Bronx” di San Giovanni a Teduccio.

Raffaele Viviani, l’ultimo degli scugnizzi

Il loro stile di vita e le loro storie sono diventate anche ispirazione per molti film e pieces teatrali. Nessun commediografo ha saputo cogliere la vera essenza degli scugnizzi meglio di Raffaele Viviani. L’attore proprio grazie a questo personaggio portato sul palcoscenico nel 1932 e al cinema nel 1938 con “L’ultimo scugnizzo”, conquisterà la fama.

Con il passare degli anni il termine “scugnizzo” ha perso la sua contananza negativa per essere accostato alle burle, ai giochi e alla vivacità dei bambini napoletani che si incontrano nelle strade della città.