Ultima Modifica il 30 Gennaio 2020
Tra il folto gruppo dei dolci campani, uno ha sicuramente un posto di eccezione è il babà o per scriverlo alla napoletana il babbà. Famoso e apprezzato nel mondo, è ormai divenuto un simbolo della tradizione dolciaria Campana.
Insieme alla sfogliatella alla pastiera il Babbà è il simbolo della pasticceria napoletana. Un dolce che stupisce per la sua morbidezza e per il suo gusto particolare dovuto dalla dolce bagna al rum.
Le origini straniere del Babbà
Nonostante la cucina napoletana rivendichi questo buonissimo dolce come proprio, in realtà è originario della Polonia e può vantare persino natali regali.
La nascita del babà è associata a Stanislaw Leszczinski suocero di Luigi XV, Re di Polonia e poi Duca di Lorena. Fu grazie a lui che il kugelhupf, un dolce ritenuto troppo asciutto dal re, fu bagnato, più o meno volontariamente, con del Tokaj e dello sciroppo. Fu sempre Re Stanislao ad inventare il nome, dedicando questa sua creazione ad Alì Babà, protagonista del celebre racconto tratto da “Le Mille e Una Notte”.
Successivamente il dolce fu portato in Francia dalla figlia di Stanislao, Maria e, quando i cuochi francesi lo prepararono per la prima volta, il suo nome iniziò a modificarsi in “babà” con l’accentuazione tipica del francese sull’ultima sillaba. A portarlo a Napoli, invece, furono i “monsù”, chef che prestavano servizio presso le nobili famiglie napoletane.
Un dolce che ha un significato estremamente positivo per i napoletani. Si proprio ‘nu babbà, se sentite dirvi questa frase da un napoletano, sappiate che vi sta facendo un grande complimento.
I segreti per la realizzazione di un buon babà sono sicuramente i lunghi tempi di lievitazione grazie ai quali il dolce acquisisce sofficità e diventa spugnoso. La caratteristica forma a fungo in cui viene fatto levitare e cotto si dice sia stata un’invenzione del pasticcere Nicolas Stohrer, che accompagnò la figlia del re Stanislao in Francia.
Oggi le varianti del babbà tradizionale sono tante. Mignon, giganti o a ciambella, con la panna e fragole o crema chantilly e fragoline di bosco, oppure con nutella o con crema di limoncello. Le possibilità sono differenti, l’importante è che il babà non deve essere ne troppo bagnato ne troppo secco, deve avere la giusta cottura e deve essere servito a temperatura ambiente.
Dove mangiare il babà preparato alla perfezione
Non è una classifica, ma semplicemente un elenco di alcune delle pasticcerie che vi consiglio se volete provare questo dolce tipico della tradizione partenopea.
- Pasticceria Capparelli – Via dei Tribunali 327. E’ una delle tappe immancabili per chi attraversa il centro storico, è famosa per il suo babbà di dimensioni più grandi della media.
- Antico Forno Attanasio – Vico Ferrovia, 1-4. E’ uno dei punti di riferimento sia per le sfogliatelle sia per i babbà nei nei pressi della Stazione Centrale.
- Pasticceria Tizzano – Corso Meridionale 16. Qui è possibile trovare sia i babà dalla forma tradizionale sia quelli formato torta con tanti piccoli babbà intorno alla parte centrale, arricchite da fragoline e panna.
- Pasticceria Mary – Via Toledo al N.66 (galleria Umberto I). Sforna giornalmente sfogliatelle e babbà in tutte le varianti sia come torta da portare e sia d’asporto nelle apposite vaschette.
- Mazz – il nuovo nome l’Antica Pasticceria Mazzaro – via Tribunali 359. Nel week-end ognuno può personalizzare al momento il proprio babà. Le sac à poche sono ben visibili in vetrina, ognuna con la sua crema: al cioccolato, pistacchio, fragola, limone con bagna al limoncello, cassata etc.,
- Pasticceria di Pasquale Marigliano – Via Gabriele D’Annunzio, 23 Ottaviano. Pur trovandosi in provincia di napoli, è una delle più frequentate.
Una vecchia canzone di Marisa Laurito recitava così Il babà è una cosa seria ,Cu ‘o babà nun se pazzea è una cura che fa bene ,’O babà nun po’ ingannà , Il babà è come il cicciotto , La coperta di Linus , se cercate un antistress , accattateve ‘o babà.