Ultima Modifica il 21 Ottobre 2020

Non c’è Pasqua a Napoli che non sia accompagnata dall’inebriante profumo della Pastiera napoletana, uno dei dolci più conosciuti e amati in Italia e nel mondo.

Dolce, morbida, dal colore dell’oro e dal profumo inebriante, le sue origini risalgono alla notte dei tempi, a quando il grano cotto e le uova accompagnavano i riti pagani che celebravano la primavera.



Anche se la si può gustare in ogni periodo dell’anno, la Pastiera mantiene ancora oggi un rapporto privilegiato con la Pasqua.

Come nasce la Pastiera napoletana?

Secondo una antica leggenda nasce dalle mani della Sirena Partenope, abile nell’amalgamare in un’unica delizia i migliori frutti della terra vesuviana.

Scopri la Leggenda della pastiera napoletana e della sirena Partenope.

C’è poi chi sostiene che l’antenata della pastiera sia nata in occasione delle Cerealia, festa che nell’antica Roma celebrava il ritorno della primavera.

Nel trattato di cucina Lo scalco alla moderna di Antonio Latini (1693) troviamo la prima ricetta stampata delle mitica Pastiera! Si tratta ancora di una torta rustica in cui, oltre a grano e ricotta, erano previsti parmigiano grattugiato, pepe, sale, pistacchi e pasta.

La versione moderna della Pastiera Napoletana pare che sia stata perfezionata nella cucina dell’antico Convento di San Gregorio Armeno nel XVI secolo. Si narra che un’ignota suora volle preparare un dolce in grado di associare gli ingredienti dal simbolismo cristianizzato come il grano simbolo di ricchezza, le uova emblema di vita, la ricottaimmagine di abbondanza, alle le spezie provenienti dall’Asia e il profumo dei fiori d’arancio del giardino conventuale.

Sin da subito le pastiere di San Gregorio Armeno sono entrate far parte delle delizie napoletane come il babà e la sfogliatella. Per la Ricetta della Pastiera Napoletana basta premunirsi degli ingredienti giusti.

Pastiera napoletana

L’antica preparazione ha visto nel tempo l’aggiunta di una buona crema pasticcera; l’innovazione, dovuta al dolciere-lattaio napoletano Starace, ha diviso e divide tuttora gli appassionati di pastiera in due scuole di pensiero.

La pastiera è ancora più buona se mangiata qualche giorno dopo. Per questo motivo, va preparata tra il giovedì ed il venerdì Santo per dare modo a tutti i gusti ed i profumi di amalgamarsi per bene ed essere gustata al meglio il giorno di Pasqua.

Curiosità. Quando si prepara la Pastiera Napoletana è d’obbligo posizionare sul ripieno sette strisce di pasta, tre in un verso e quattro nell’altro, in modo da formare dei rombi. Le prime tre strisce rappresentano i Decumani della città, superiore, maggiore e inferiore, le altre quattro i Cardi, cioè i vicoli che collegano i decumani.

La pastiera e i Borbone

Ferdinando II di Borbone, un re bontempone, aveva sposato Maria Carolina d’Austria che gli stessi sudditi avevano soprannominato «nun redeva maje», la regina che non sorride mai.

Un giorno Maria Carolina, cedendo alle insistenze di Ferdinando, assaggiò una fettina di pastiera e non potè fare a meno di sorridere. Al che il re disse “Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua, per vederla sorridere di nuovo“.

Dunque la Pastiera come dolce capace di strappare il sorriso anche ad una austera regina asburgica.