La Chiesa di San Pietro Martire di Napoli, all’incrocio fra Corso Umberto e Porta di Massa, apre eccezionalmente al pubblico grazie all’Associazione Culturale Respiriamo Arte. Un gioiello partenopeo che custodisce quella che viene definita l’acqua miracolosa del Santo.
Sabato 24 febbraio 2024 è possibile riscoprire la di San Pietro Martire grazie ai volontari dell’Associazione Culturale Respiriamo Arte. Le visite guidate si tengono ogni ora dalle ore 10:30 alle 18. Per informazioni e prenotazioni è possibile fare riferimento ai seguenti recapiti: e-mail respiriamoarte@gmail.com, telefono 3314209045.
La straordinaria visita guidata ci porta alla scoperta della storia di un luogo incantevole custode di straordinarie opere d’arte che vi sono custodite.
Il complesso di San Pietro Martire
Brevi cenni storici
La costruzione della complesso dedicato a San Pietro Martire da Verona – martire domenicano, morto assassinato nel 1254 – inizia nel 1249 per volere di Carlo II d’Angiò in un’area di Napoli conquistata al mare.
Pietro da Verona, un predicatore vissuto nel XIII secolo, è famoso per aver inventato il rosario. Nell’iconografia è spesso raffigurato in modo abbastanza bizzarro e macabro. Il santo in abito domenicano, con un libro in una mano e una palma nell’altra, ha un’accetta conficcata dentro la testa e un coltellaccio che gli spunta dal petto.
La chiesa subisce nel corso dei secoli diverse trasformazioni, le più significative sono quale avvenute alla metà dei secoli XVII e XVIII. I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale produssero nella chiesa notevoli danni. I lavori di restauro, condotti negli anni ’50 hanno consentito di riscoprire parte della veste trecentesca di San Pietro Martire e parte della struttura rinascimentale del ‘500.
Con la soppressione degli ordini religiosi compiuta nel decennio francese, i domenicani devono abbandonare gran parte della struttura – trasformata per accogliere la Manifattura dei Tabacchi – riuscendo a conservare solo la chiesa.
Nei primi anni 60 del novecento il vasto convento di S. Pietro Martire, con il grande chiostro, diventa sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi Federico II di Napoli. La chiesa, invece, ha conservato la sua funzione religiosa pubblica.
In tempi recenti il Complesso Monumentale di San Pietro Martire è stato oggetto di un imponente restauro realizzato nell’ambito del “Grande Progetto” UNESCO per la riqualificazione del centro storico di Napoli.
Descrizione della chiesa
La chiesa presenta una portale marmoreo realizzato nel XVII secolo sovrastato da un finestrone polilobato incorniciato da una decorazione in stucco risalente al XIV secolo. Bellissima è la cupola maiolicata rivestita con squame gialle. E’ un tocco di colore in mezzo a palazzi del cosiddetto Rettifilo.
L’interno, a croce latina con navata unica e sette cappelle per lato, custodisce ancora oggi diverse opere d’arte come l’altare maggiore e la balaustra disegnati da Dionisio Lazzari. Ma anche dipinti di Fabrizio Santafede, Francesco Solimena, Giovan Bernardo Azzolino, senza dimenticare un Crocifisso Ligneo attribuito alla Bottega di Giovanni da Nola.
A testimoniare lo stretto legame che si era istituito tra i Domenicani e la dinastia aragonese nella chiesa si trovano l’urna di Pietro d’Aragona, fratello del re Alfonso e le sepolture della figlia di Ferrante I, la sventurata Beatrice, e della stessa moglie di Ferrante, Isabella di Chiaromonte devota sostenitrice dei domenicani di S. Pietro Martire.
Sulla parete destra del presbiterio, infine, è posta una statua raffigurante San Marco, attribuita a Giovanni da Nola o allo scultore spagnolo Bartolomeo Ordoñez.
L’acqua di San Pietro martire
Tra le più celebri acque sorgive della città di Napoli vi era quella che alimentava il pozzo nel chiostro del convento di San Pietro Martire. Era abbondante, pura e freschissima. Nel Cinquecento il poeta Giambattista del Tufo la definì «più chiara assai d’ogni cristallo o vetro».
L’acqua di San Pietro martire aveva il pregio di non corrompersi mai anche se conservata per lungo tempo, per cui veniva attinta dai marinai per l’approvvigionamento delle navi. Anche Carlo V ne andava ghiotto, al punto che prima di lasciare Napoli fece rifornire le sue galee proprio dell’acqua di questo convento.
L’abondante riserva d’acqua, che si cela nei sotterranei del complesso di San Pietro Martire è probabilmente uno dei tanti rami del Sebeto,il corso d’acqua fantasma di Napoli.
Informazioni utili
La chiesa appartiene al FEC (Fondo Edifici Culto) del Ministero dei Beni culturali. E’ affidata all’associazione Respiriamo Arte per le visite guidate e alla Comunità di Sant’Egidio per le attività espositive e di accoglienza.
Chiesa di San Pietro Martire – piazza Ruggero Bonghi, a ridosso del corso Umberto I di Napoli, strada nota come “rettifilo”.