Ultima Modifica il 24 Settembre 2023

Al numero 15 di via Carlo De Cesare si scopre Palazzo Majorana. E’ stata la dimora privata di Gaetano Maiorana, in arte Caffarelli, uno dei più celebri cantanti castrati del XVIII secolo. Fu costruita nel 1754 su disegno di Ferdinando Sanfelice,



Sul portale del suo palazzo napoletano, a pochi passi dal Teatro San Carlo si Napoli, volle un cartiglio con la scritta: Amphyon Thebas, Ego Domum. Come Anfione, figlio di Antiope, con la sua musica aveva sollevato le mura di Tebe, così lui, con la sua sola, ma pagatissima, voce, aveva eretto questa casa.

Alcuni cronisti dell’epoca riferiscono che una mente maliziosa avrebbe appeso sotto tale iscrizione un cartello con la seguente scritta “ille cum, tu sine” (lui con, tu senza), alludendo a agli attributi maschili intatti di Amphion. Oggi non è rimasta traccia di quella battuta.

Gaetano Majorana

Gaetano Carmine Francesco Paolo Majorana (1710-1783) è noto alle platee di tutta Europa col nome di “Caffarelli” dal nome  di Domenico Cafaro colui che per primo intuì le enormi disposizioni canore del giovane Gaetano. Fu il suo mentore che provvide alla evirazione e inviarlo a dodici anni al Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, dove entrò nella classe privata di Nicola Porpora.

Debuttò a Roma nel 1724, in un ruolo di donna, secondo l’uso del tempo per i giovani castrati. La bellezza della sua voce, la perfezione del suo canto e la regolarità dei tratti del suo viso, gli procurarono un rapido successo.

Cantò a Venezia, Torino, Milano e Firenze, fu poi in Inghilterra, in Austria, in Spagna e alla corte francese di Luigi XV. Nel 1734 assunse un incarico presso la cappella reale di Napoli, e nei vent’anni successivi si esibì spesso al Teatro di San Carlo.

Gaetano Majorano

Oltre alla sua grande bravura, Caffarelli fu uomo famoso per essere molto capriccioso, egocentrico e dispotico tanto da finire per ben due volte in galera.

L’ingente fortuna accumulata negli anni dei trionfi nei teatri venne usata spesso a fini filantropici. Ma anche per costruirsi un palazzo signorile – Palazzo Majorana – nel cuore barocco di Napoli, e per comprare una tenuta ducale nel leccese con relativo titolo.

Chi erano i Castrati

La pratica della castrazione nel mondo della musica serviva per conservare timbro ed estensione vocale del giovane cantante prima che venissero modificate con l’arrivo della pubertà.

I più celebrati rappresentanti del bel canto italiano, come Farinelli, Caffarelli, Carestini, Senesino e Ferri, possedevano una voce angelica in un corpo adultono.

Anche se il loro primo impiego nella musica risale all’impero bizantino, i castrati ritornano in voga a partire dal XV secolo. Il loro successo raggiunse l’apice tra XVII e il XVIII secolo, per tramontare nel XIX secolo.

La storia ci racconta che nel 1588 con Papa Sisto V, vieta alle donne di esibirsi in teatro sia per cantare che per recitare. Per la sostituzione delle figure femminili, molti giovani subirono alla vita da castrati.

Si trattava per lo più orfanelli o di figli di povera gente venduti dai genitori al clero o ad un maestro di canto. I genitori, infatti, preferivano che i propri figli fossero castrati con la speranza che potessero avere una vita migliore.

La tradizione vuole che Napoli sia stata una città fondamentale per questo genere di cantanti. Nella città borbonica esistevano ben quattro conservatori di musica: “I poveri di Gesù Cristo”, “La pietà dei turchini”, “Sant’Onofrio a porta Capuana” e “Santa Maria di Loreto”. Potrebbe interessarti Conservatorio di musica San Pietro a Majella.