Ultima Modifica il 14 Ottobre 2020
Viaggio nell’Architettura del Ventennio a Napoli. La storia dell’architettura fra le due guerre, spesso liquidata come “Architettura fascista”, fu un’avventura che modificò l’aspetto di molte città Italiane, lasciando le sue impronte imponenti anche a Napoli.
Le opere del regime, che possano piacere o meno, hanno tutt’ora funzioni al loro interno e “servono” alla città di Napoli.
A dire il vero il progetto di bonifica e di risanamento di Napoli era già iniziato alla fine dell’Ottocento. Ma fu solo nel ventennio fascista che le iniziative urbanistiche a Napoli videro un accelerazione notevolissima. Venne infatti creato l’istituzione di un Alto Commissariato e la fondazione della Facoltà di Architettura nel Palazzo Gravina.
Mussolini, infatti, vide nel futurismo e nell’architettura razionale una sorta di fiore all’occhiello. Fu cosi che alimentò con denaro pubblico cantieri ovunque, e concorse talvolta in prima persona nell’attuazione del piano architettonico.
Anno 1936 XIV E. Fascista è la scritta sulla facciata curva delle Poste, dal lato di Monteoliveto.
Rari sono i segni della roboante retorica della dittatura ancora presenti a Napoli. Con la fine della guerra, infatti, molti monumenti pubblici sono stati ripuliti dai simboli del fascio; mai nessuno si è sognato di demolirli, non fosse altro che per i costi economici.
Urbanistica e Architettura del Ventennio
Gli interventi avvenuti nel ventennio riguardarono il centro cittadino con il completamento della colmata di Santa Lucia destinata alla realizzazione del quartiere omonimo; la definitiva bonifica delle aree un tempo paludi; le case operaie e popolari; lo sventramento del rione San Giuseppe e Carità per realizzarvi la parte pubblica della città e il potenziamento dell’area portuale con la realizzazione della stazione marittima.
Il Rione Carità
Sotto la supervisione di Mussolini stesso, venne costruito il Rione Carità con alcuni importanti edificiche spiccavano per la loro imponenza.
Tra questi il Palazzo delle Poste (opera di Giuseppe Vaccaro), il Palazzo della Provincia (di Marcello Canino e Ferdinando Chiaromonte) e la Casa Del Mutilato (di Camillo Guerra). Senza dimenticare il Palazzo degli Uffici Finanziari, la Questura, il Palazzo del Banco di Napoli a Via Toledo e della Banca Nazionale del Lavoro all’angolo di Via Armando Diaz.
Fascista anche tutto il complesso fieristico della Mostra d’Oltremare di Fuorigrotta, nata come celebrazione della Napoli fascista nel 1940. E’ inaugurata in concomitanza con la stazione della cumana di Piazzale Tecchio, i giardini del Molosiglio, la Galleria Vittoria.