Ultima Modifica il 8 Dicembre 2022

La Basilica del Gesù Vecchio si lascia scoprire nel cuore del centro storico di Napoli. E’ anche conosciuta con il nome di chiesa della SS. Immacolata di Don Placido.

Questa Chiesa è famosa per l’antica tradizione napoletana del Sabato Privilegiato, una solennità religiosa “mobile” che cade il primo sabato dopo il 30 dicembre sin dal 1826.



La Basilica del Gesù Vecchio

La Basilica, una delle prime chiese costruite dell’ordine della Compagnia di Gesù a Napoli, viene edificata a partire de 1554 su una preesistente chiesa dedicata ai Santi Giovanni e Paolo.

Napoli Basilica del Gesu Vecchio interno

La chiesa, consacrata nel 1632, è ultimata nel 1570, grazie al concorso di diversi architetti, fra cui i gesuiti Giovanni Tristano e Giovanni De Rosis. La facciata dalla forma convessa è stata concepita sul finire del XVII secolo in stile Barocco da Giovanni Domenico Vinaccia.

Seguito alla cacciata dei gesuiti dal regno di Napoli (1767) la chiesa muta il nome in Santissimo Salvatore. Mentre il convento, con l’annesso bellissimo chiostro, viene accorpato all’Università degli Studi di napoli (attualmente ospita la biblioteca dell’Istituto).

Solo nel 1804, con il ritorno dei Gesuiti, la Basilica riprende il nome originale; gli venne aggiunto l’appellativo di “vecchio” per distinguerla dalla nuova chiesa che  costruendo di fronte a Santa Chiara. Chiesa del Gesù Nuovo (o della Trinità Maggiore).

Basilica del Gesu Vecchio Napoli

L’interno della chiesa è a croce latina, con un’unica navata e quattro cappelle per lato, tutte ricche di opere d’arte dei maggiori artisti dell’epoca. Tra questi i pittori Battistello Caracciolo, Francesco Solimena, Domenico Morelli, Francesco de Mura e Cesare Fracanzano nonché grandi scultori come Ghetti e Fanzago.

Stupenda la cupola affrescata nel tardo Ottocento da Onofrio Buccino. Alle spalle dell’imponente altare maggiore si trova la cripta di Don Placido Baccher e una lapide che commemora il suo impegno al servizio della Madonna.

Nella zona absidale è conservata un statua, in legno e terracotta, della Madonna con Bambino. È abbellita da un arco d’argento offerto dai fedeli come ex voto al termine dell’epidemia di colera del 1837 e da una corona d’oro.

La statua, scolpita da Nicola Ingaldi, è al centro della Grande festa liturgica e di popolo che si verifica nel “sabato privilegiato“.

La Madonnina di Don Placido e il “Sabato privilegiato”

La storia ci racconta che durante la Repubblica Napoletana del 1799, i fratelli più grandi di don Placido Baccher, ex ufficiali del Re Ferdinando, vengono fucilati. Placido, invece, si salva grazie all’intercessione della Madonna che gli è apparsa in sogno. Grato alla Vergine, Placido Baccher abbraccia la vita clericale.

In qualità di primo rettore della Basilica del Santissimo Salvatore fece di tutto per far tornare la chiesa agli antichi splendori facendola diventare un centro mariano ed eucaristico importantissimo. Fu lui a far modellare dall’artista napoletano Nicola Ingaldi una Madonnina, cosi come gli era apparsa durante la sua prigionia in Castel Capuano.

Immacolata del Gesu Vecchio

Si racconta che il 30 dicembre del 1826, durante la cerimonia di incoronazione della statua, alla presenza del re, della corte, delle autorità cittadine e dei devoti, la Vergine parlò a Placido Baccher dicendo:

“Beati i sacerdoti che celebreranno al mio altare e beati i fedeli che vi faranno la comunione nel sabato seguente alla mia incoronazione”.

Da allora ogni anno, il primo sabato successivo al 30 dicembre, si celebra il “Sabato privilegiato”, in memoria della promessa fatta dall’Immacolata a don Placido

La processione dura un giorno intero e coinvolge tutte le vie limitrofe alla Basilica del Gesu Vecchio. Mentre all’altare maggiore si celebrano ininterrottamente sante Messe i pellegrini salgono la scala che porta davanti alla Madonna. C’è chi invoca la sua intercessione e chi la ringrazia per una malattia guarita o per un figlio nato.

Raggiungere la Chiesa del Gesù Vecchio è facile. Si trova in pieno centro storico di Napoli, alla fine di Via Giovanni Paladino, una piccola stradina che si imbocca da piazzetta Nilo.