Tradizione, fede, arte e folklore sono gli ingredienti della Pasqua di Vallata.

L’antico borgo in provincia di Avellino si prepara anche quest’anno a celebrare il secolare rito della Processione del Giovedì e Venerdì Santo. Una spettacolare rappresentazione religiosa che si ripete dal 1541 e a cui vale la pena assistere.



La Settimana Santa inizia la Domenica delle Palme, giorno in cui si celebra l’arrivo di Gesù a Gerusalemme, fino alla Domenica di Pasqua, giorno della risurrezione di Cristo. Potrebbe interessarti Pasqua a Napoli, riti e tradizioni

Vallata, Processione Aux Flambeaux e rappresentazione dei misteri

Vallata, processione aux flambeaux

La rievocazione storica di Vallata inizia la sera del Giovedì Santo con la messa la messa vespertina in Coena Dominidurante la quale si compie il rito della “lavanda dei piedi”, in ricordo dell’ultima cena di Gesù.

Alla cerimonia religiosa segue la suggestiva processione aux flambeaux lungo le vie del borgo; la suggestiva rappresentazione al lume delle torce mette in scena cattura, condanna e flagellazione di Cristo.

L’indomani, Venerdì Santo, è il giorno della morte di Gesù sulla croce e il borgo irpino viene attraversato dalla cinquecentenaria processione del Cristo Morto.

Vallata, processione del Cristo Morto

Circa duecento figuranti, che per tradizione si vestono da soldato romano in costume da Littore o da Centurione, sfilano tra la folla accompagnati dal suono caratteristico di tromba e tamburo. Durante la processione alcuni “cantori” cantano i versi della “Passione di Gesù Cristo” di Pietro Metastasio.

Chiudono la processione del Venerdì Santo di Vallata il feretro del Cristo morto e la Madonna Addolorata circondata da bambine con bandierine listate a lutto.

Vallata: il borgo della Baronia

Il centro storico di Vallata, il piccolo borgo medievale dell’Irpinia, ha mantenuto l’antico impianto medievale con caratteristiche stradine in pietra e bellissimi palazzi signorili dal fascino antico e ricco di suggestioni.

Da non perdere una visita alla chiesa Madre di S. Bartolomeo Apostolo (XIII secolo), a quella di San Vito (XVII secolo) e al rione di Chianchione con le caratteristiche grotte di murgia.

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