Ultima Modifica il 16 Gennaio 2020

La seicentesca Chiesa di San Potito, nei pressi del Museo Archeologico di Napoli, è uno straordinario esempio del barocco napoletano.

La chiesa, di proprietà della Curia, è stata riaperta dopo un lungo periodo di abbandono grazie all’Associazione Ad alta voce del maestro Carlo Morelli che la gestirà in comodato d’uso gratuito pluriennale. La Chiesa è diventata così uno spazio di riscatto e amore per la cultura.



L’Associazione, nata nel 2003, oltre a sostenere i giovani talenti della musica napoletana, opera nelle scuole contro il bullismo, il femminicidio e la dispersione scolastica. Inoltre da oltre cinque anni promuove laboratori musicali nelle carceri, in particolare nel Carcere Minorile di Nisida.

Chiesa di San Potito Navata

La chiesa di San Potito fu fondata dopo il 1615 sulla collina della Costigliola a ridosso dell’attuale Galleria Principe di Napoli, sorta sulle rovine delle Fosse del Grano.

Il chiostro del complesso monastico, abitato dalle suore basiliane, poi benedettine è stato incluso nella vicina caserma dei Carabinieri.

Chiesa di San Potito, l’Architettura

Per accedere a San Potito si oltrepassa un cancello di via Salvatore Tommasi e un piccolo cortile antistante la facciata della Chiesa.

Per collegare i differenti livelli del cortile e della chiesa, nel 1877 venne adottata la soluzione di un loggiato con scale di accesso balaustrate. L’accesso all’ipogeo destinato alla sepoltura delle monache, posta sotto le scale, è oggi murato.

La chiesa, concepita dell’architetto Pietro De Marino e successivamente restaurata nel 1780 da Giovan Battista Broggia, dispone di un unica navata con tre cappelle per lato.

Un corridoio laterale, nella parte alta della navata, permetteva alle monache di assistere alle funzioni religiose o di accedere al coro direttamente dagli ambienti conventuali.

Chiesa di San Potito Volta dell'abside

Malgrado le varie spoliazioni di opere d’arte subite nel tempo, San Potito è una chiesa che riserva molte sorprese.

Come il grandioso altare dai particolari puttini con ghirlande di fiori e con ai lati due statue in stucco di Santa Scolastica e di San Benedetto. La pala centrale descrive uno dei martirii cui fu sottoposto San Potito.

Nella prima cappella a destra possiamo ancora oggi ammirare la Madonna del Rosari, realizzata da Luca Giordano tra il 1663 ed il 1665. L’Immacolata, nella terza cappella di destra, dipinta da Giacinto Diano (1791). Nella terza cappella di sinistra c’è un quadro di Andrea Vaccaro che ritrae La Vergine tra i Santi Antonio e Rocco (1668).

In sacrestia, invece, si possono ammirare il quadri La Vergine della Purità di Pacecco De Rosa e La Vergine e Santi con Sacramenti attribuito a Domenico Mondo.

La zona absidale, invece, è occupata da uno splendido altare del Settecento.

Curiosità

San Potito martire, è un santo poco conosciuto, patrono principale della città di Tricarico (Matera) e patrono di Ascoli Satriano (Foggia).

Documenti antichi gli attribuiscono diversi miracoli, in particolare avrebbe liberato dal diavolo la figlia dell’imperatore Antonino Pio (138-161). Dallo stesso imperatore, però, venne torturato e infine decapitato verso il 160 in odio alla sua fede da cristiano.

Chiesa di San Potito – Indirizzo: Via Salvatore Tommasi, 1-7, 80135 Napoli.

Prenota la tua visita guidata gratuita a San Potito, inviando un messaggio al numero +39 3397117606 oppure inviando una email a info@napolishow.it