Ultima Modifica il 23 Marzo 2022

La chiesa di Santa Maria della Pace e la Sala del Lazzaretto fanno parte di un unico complesso monumentale conosciuto come ex Ospedale della Pace. Si trovano in pieno centro storico di Napoli a pochi passi del Castel Capuano, in via Tribunali.



Correva l’anno 1587, quando i frati Ospedalieri dell’ordine di San Giovanni di Dio, acquistarono il palazzo della famiglia Caracciolo, ed altre abitazioni adiacenti, per la fondazione di un complesso religioso composto da monasteroospedale e una chiesa.

Dell’antico palazzo nobiliare, appartenuto a Ser Gianni Caracciolo (è sepolto in San Giovanni a Carbonara), gran Siniscalco del Regno e amante della Regina Giovanna II, è ancora visibile il grande portale gotico con arco a tutto sesto.

Il grande complesso monumentale dei Fatebenefratelli, che si sviluppa intorno a due chiostri, è oggi e adibito ad uso uffici del Comune di Napoli; il Lazzaretto è invece impiegato per scopi culturali. Nel primo cortile seicentesco c’è una botola che scende nelle cripte adibite per la scolatura dei frati.

Chiesa di Santa Maria della Pace

La chiesa viene costruita su progetto dell’architetto Pietro De Marino e rimaneggiata nel ‘700 da Domenico Antonio Vaccaro. Il portale, in marmi bianchi e grigi, è attribuito a Jacopo e Dionisio Lazzari.

L’interno della chiesa è a croce latina con unica navata e tre cappelle per lato. Qui si scoprono numerose opere d’arte di Jacopo e Dionisio LazzariDomenico Antonio VaccaroNicola Tagliacozzi CanalePietro Buonocore e Michele Foschini.

Interessante l’affresco della volta che l’elemosina di San Giovanni di Dio e le quattro statue in marmo di Sant’Anna, San Giuseppe, San Giovanni Battista e San Giovanni di Dio. Il melograna, araldo dell’Ordine Ospedaliero, è un simbolo che ricorre a più riprese all’interno del santuario.

La chiesa è oggi affidata alla comunità Ucraina di rito bizantino.

Ex Ospedale della Pace – Sala del Lazzaretto

Al primo piano (vi si accede mediante una scala sulla sinistra del vestibolo) c’è la “sala del Lazzaretto”; una grande sala ad uso infermeria dell’ospedale adibito all’accoglienza dei lebbrosi altri malati infetti della città. Questo luogo era uno dei pochi in città che accogliessero lebbrosi e malati infetti; le sue dimensioni sono notevoli: è lunga 60 metri, larga 10 per 12 metri di altezza.

Sala del Lazzareto ex Ospedale della Pace Napoli

Lungo le pareti perimetrali ci sono due balconate sospese a mezza altezza, una a destra e l’altra a sinistra; da qui medici e infermieri “calavano” con panarielli, cibo, bevande e le medicine del tempo agli infetti rispettando la distanza dal contagio. Nella parte inferiore del ballatoio furono previste delle aperture per “evacuare” i deceduti nelle catacombe sottostarti.

Andrea Viola e Giacinto Diano hanno affrescato la volta e la zona delle finestre con raffigurazioni della Vergine Maria e i Santi dell’Ordine di San Giovanni di Dio. L’altare di marmo del XVIII secolo in origine separava l’ambiente principale della Sala dal retrostante gabinetto medico.

Il Fantasma e la Targa

Come ogni monumento napoletano che si rispetti anche l’ex Ospedale della Pace ha un suo mistero. Su una parete del cortile interno c’è una targa, simbolo di un ingiustizia ricevuta molto tempo fa.

La targa recita: Dio m’arrassa da invidia canina, da mali vicini et da bugia d’homo dabbene; (Iddio mi tenga lontano dall’invidia canina, dai cattivi vicini e dalla bugia di un uomo dabbene).

Targa nel ex Ospedale della Pace

La storia narra di un’onesto e ricco cittadino che, a causa di false testimonianze, venne ingiustamente condannato a morte. Prima di morire, l’uomo decise di lasciare tutti i suoi averi in eredità all’Ospedale della Pace, ma solo a una condizione.

All’interno dell’ospedale si doveva esporre una targa che l’uomo aveva già fatto incidere e se per qualche ragione fosse stata tolta, l’eredità sarebbe passata all’Ospedale degli Incurabili.

A secoli di distanza c’è chi giura di aver visto una strana sagoma vagare sotto la targa; probabilmente il povero uomo viene a verificare che la promessa è stata mantenuta.