Ultima Modifica il 5 Luglio 2024

Ai piedi della collina di Poggioreale sorge il cimitero di Santa Maria del Popolo, un luogo misterioso e solitario meglio conosciuto col nome di Cimitero delle 366 fosse o cimitero dei tredici. (Foto di @Nicola Bruno)

Contesto storico

Per Napoli, città dove il culto dei morti è sempre stato molto importante, era impensabile che si potessero abbandonare le salme dei più disagiati senza una degna sepoltura. In Europa, infatti, l’usanza voleva che i ricchi venissero sepolti all’interno di chiese mentre i poveri dove capitava.

Il primo cimitero completamente dedicato ad accogliere le classi meno abbienti è realizzato nel 1762 per volere di Re Ferdinando IV di Borbone. L’incarico viene affidato a Ferdinando Fuga, l’architetto che ha progettato il vicino Reale Albergo dei Poveri per l’accoglienza e l’assistenza dei poveri del Regno.

E’ stato il primo cimitero in assoluto ad essere costruito al di fuori delle mura cittadine, anticipando di circa quarant’anni l’editto napoleonico di Saint Claude (1804). L’area cimiteriale è stata ufficialmente chiusa nel 1890.

Cimitero delle 366 fosse Napoli

Struttura del Cimitero delle 366 Fosse

E’ un cimitero unico nel suo genere. Per consentire l’inumazione ordinata dei morti secondo il giorno di decesso venne concepito con 366 fosse, tante quanto i giorni di un anno, compresi i bisestili.

Entrando nel sito ci si ritrova in una piazza quadrata delimitata su tre lati da un muro di cinta. Sul quarto, corrispondente all’ingresso, ospita un edificio rettangolare destinato ai servizi.

Gli ipogei sono disposti in 19 file per 19 righe ( quella centrale della decima fila raccoglie le acque piovane). Le 6 fosse disposte nell’atrio dell’edificio rettangolare sono scomparse a causa dell’ampliamento del cimitero eseguito nel 1871.

La numerazione giornaliera, apposta su ciascuna delle lapidi secondo un rigido ordine cronologico, consentiva, conoscendo solamente il giorno del decesso, di poter individuare il luogo in cui il proprio caro riposava e in quel punto preciso raccogliersi in preghiera.

Ciascuna fossa, cui si accedeva dall’alto mediante un tombino, aveva una profondità di 7 metri e una pianta di 4.20 per 4.20 metri ed era segnata sulla pietra di copertura con la data del giorno stabilito per l’apertura annuale, scritta con numerazione araba.

Macchina Funebre, Cimitero delle 366 fosse Napoli
Foto @Nicola Bruno

Se vi capita di recarvi in questo luogo, è ancora oggi visibile, anche se in rovina, la cosiddetta macchina funebre. Un vero e proprio argano mobile al quale era collegata una bara metallica con fondo a rilascio. In questo modo si evitava alla salma di essere impietosamente gettata nella fossa.

Curiosità

La procedura prevedeva che ogni giorno venisse aperta una fossa diversa, che a sera venisse poi richiusa e sigillata. La sequenza di apertura delle fosse, che avveniva dalle sei e mezza della sera alle sei e mezza del mattino, era fissata secondo un criterio logico.

Si partiva il 1° di ogni anno dalla riga confinante col muro opposto all’ingresso. Si procedeva poi da sinistra a destra sino alla 19ma fossa e da destra a sinistra nella riga successiva e così alternando, fino ad esaurimento. Con questo sistema si riduceva al minimo lo spostamento del macchinario per il sollevamento delle lapidi di basalto.

Cimitero delle 366 Fosse

Indirizzo : Via Fontanelle al Trivio, 80141 Napoli
Contatti : Telefono 081 7806933 – 3331606015