Ultima Modifica il 4 Febbraio 2023

Il settecentesco Palazzo Fuga di Napoli, più conosciuto come Albergo dei Poveri, è uno degli edifici monumentali più estesi della città.

La sua storia nasce per volere di Carlo di Borbone, uno dei sovrani più amati dal popolo napoletano. Porta la firma dell’architetto fiorentino Ferdinando Fuga, già autore di altri straordinari lavori in città come il Cimitero delle 366 fosse.



Cenni storici

Il progetto di questo antico edificio, ciclopico per mole ed estensione, inizia nel 1749 lungo via Foria (allora chiamata via del Campo), una delle principali strade di accesso alla città dall’entroterra.

Nelle intenzioni del re borbonico di Napoli e Sicilia, il Palazzo aveva la funzione di carcere, di riformatorio e, al tempo stesso, di rieducazione di mendicanti, vagabondi e oziosi di tutto il regno.

Coloro che avevano bisogno di assistenza trovarono in questa struttura ciò che non immaginavano: servizi scolastici, mense, giardini in cui passeggiare, laboratori, officine, infermerie. 

Napoli, infatti, all’inizio del XVIII secolo era si una capitale fiorente, ma aveva anche un’importante popolazione impoverita.

Real Albergo dei Poveri (Palazzo Fuga) Real Albergo dei Poveri (Palazzo Fuga) – Ph Gianni Mormone

Uomini e donne, ragazzi e ragazze venivano sistemati in settori rigorosamente separati. Le sale centrali erano divise in Pro Feminis et Puellis e Pro Viris et Pueris, mentre le attività si svolgevano negli ambienti laterali dell’edificio.

Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX l’ospizio borbonico ospitò le “donne perdute” e fu adibito anche a casa di “correzione dei minori” da cui il nomignolo di Reclusorio Serraglio.

La struttura

I numeri di questa piccola città a forma di palazzo, sono notevoli! La facciata, che avrebbe dovuto misurare quasi 600m, nei fatti ci si accontentò di ‘soli’ 360m.

Malgrado la superficie del complesso sia solo un quinto rispetto alle intenzioni iniziali di Fuga e del Re di Napoli al suo interno si trovano 430 e più stanze distribuite su 4 livelli; 8 metri è l’altezza della sala più maestosa. La struttura riusciva ad ospitare circa ottomila sudditi.

Il progetto iniziale prevedeva una costruzione a pianta rettangolare, con cinque cortili interni e una chiesa nel mezzo. I due cortili più esterni e la chiesa non sono stati mai realizzati. Dei tre cortili interni, uno era riservato alle donne, uno ai maschi e l’ultimo all’amministrazione.

I lavori di costruzione vengono definitivamente sospesi nel 1819 sia per i costi altissimi, sia perché Ferdinando IV aveva una visione più pragmatica rispetto al padre.

Dalla fine del ‘700 ad oggi la struttura ha ospitato in ordine: Una scuola di musica, scuola per sordomuti, centro di rieducazione per minorenni, un tribunale, un cinema, officina meccanica, palestra, distaccamento dei vigili del fuoco, archivio di stato civile.

Real Albergo dei Poveri oggi

La facciata del palazzo si presenta lineare, con una scalea che porta fino all’ingresso principale. Sul timpano centrale è posto un orologio e sul fronte è posta l’iscrizione: Regium Totius Regni Pauperum Hospicium.

Albergo dei Poveri Napoli

Un ambizioso programma di restauro ha permesso, negli ultimi anni, di ospitare mostre, convegni, rappresentazioni teatrali e concerti.

Negli anni numerosi sono stati i progetti per il recupero di questa maestosa opera, soprattutto dopo il 1995. L’anno in cui l’Unesco ha inserito il Real Albergo dei Poveri tra le opere appartenenti al Patrimonio Mondiale.

Tl’inserimento di un centro culturale d’eccellenza, una collezione museale e la sede della Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli

Come arrivare al Real Albergo dei Poveri

Indirizzo: Piazza Carlo III, 80137 Napoli

Metropolitana Linea 2 Fermata Cavour da qui 800 metri a piedi direzione Piazza Carlo III. Metropolitana Linea 1 fermata Museo. Bus molto dipende da che zona si proviene ma l’autobus 201 e C47 passano per Piazza Carlo III. In auto dalla Tangenziale di Napoli prendete l’uscita “Doganella” e percorrete Viale Umberto Maddalena in direzione Piazza Carlo III.