Ultima Modifica il 10 Novembre 2023
‘O Pazzariello, il progenitore degli spot pubblicitari, è una figura molto diffusa a Napoli tra la fine del ‘700 e fino alla prima metà del ‘900. Un mestiere ambulante e saltuario che meglio rappresenta l’arte dell’arrangiarsi napoletana. (Photo Credit Instagram @Andreapetroneofficial)
A lui è dedicato il Vico Pazzariello, un caratteristico vicolo adiacente al famoso Monastero di Santa Chiara, nel centro storico di Napoli.
Il termine Pazzariello sottolineava l’eccentricità di un personaggio che colpiva il pubblico, prima ancora del prodotto del suo datore di lavoro.
‘O Pazzariello napoletano
L’inaugurazione di una nuova attività, l’inizio di una campagna promozionale, l’arrivo di nuovi prodotti erano reclamizzati dal Pazzariello.
Un artista di strada bizzarro e burlone che intratteneva i passanti con spettacolini e filastrocche nella speranza di attirare più gente possibile e reindirizzarla nel negozio, o sulla sua bancarella del commerciante che lo aveva ingaggiato.
Per avere una idea di chi era ‘O Pazzariello, basta vedere il capolavoro cinematografico interpretato magistralmente da Antonio De Curtis, in arte Totò. “L’oro di Napoli”, film ideato da Vittorio De Sica nel 1954, è tratto dall’omonimo libro del grande scrittore Marotta.
Il cerimoniale si ripeteva sempre uguale, anche se le trovate, le battute e i motti di spirito erano affidati alla fantasia ed all’estro del momento.
“Attenzione…battaglione…è asciuto pazzo o’ padron… È una brava persona…è padrone di una pasta di sostanza… quando l’avrete mangiata…vi riempirete gli intestini e la panza…”. Cosi recitava Totò all’inaugurazione di un locale che si apriva nei vicoli dell’antica Napoli.
Il diretto erede dei banditori del medioevo aveva un abbigliamento bizzarro e sgargiante, da grande ammiraglio con alamari e feluca inghirlandata e per darsi un po’ di tono sul petto aveva appuntato patacche senza valore.
O Pazzariello impugnava una specie di scettro e per attirare l’attenzione del popolo era spesso accompagnato da un’orchestina; il cui unico compito più che suonare, era far chiasso e baraonda per attirare l’attenzione del vicolo distratto.
Ma ahimè, la maestria di quest’artista di strada sono state eclissate dall’avvento di Carosello e della televisione.