L’Obelisco dell’Immacolata sorge come una sentinella in Piazza del Gesù, cuore pulsante della Napoli antica. La sua realizzazione, frutto di una colletta pubblica, sottolinea il forte legame tra la Chiesa e la comunità napoletana nel XVIII secolo.
Questa grande costruzione piramidale, ultima delle guglie di Napoli ad esser stata innalzata, sorge nel luogo in cui, fino al 1707, era presente una statua equestre dedicata a Filippo V. L’opera, concepita da Lorenzo Vaccaro come celebrazione della visita del re spagnolo, venne distrutta dalle truppe entrate in città durante il breve periodo austriaco, 1707/1734.
Contesto storico
Tutto ha inizio nel fervore religioso del Settecento napoletano.
Tradizione vuole che Carlo III di Borbone (Re di Napoli e Sicilia dal 1734 al 1759) e sua moglie Maria Amalia di Sassonia, fossero particolarmente devoti alla Vergine Maria.
Dopo una visita alla vicina Chiesa del Gesù Nuovo, sul cui altare era collocata una statua in argento della Madonna (oggi scomparsa) avrebbero espresso il desiderio di arricchire la piazza antistante la chiesa con un’opera votiva dedicata alla Vergine.
Grazie alla fervida devozione dei sovrani, alla generosità del popolo e alla tenacia del padre gesuita Francesco Pepe, fu possibile realizzare la splendida guglia, sormontata da un’immagine dell’Immacolata.
Curiosità. Padre Pepe suggerì al sovrano di fare della guglia un’opera nata dalla fede e dalla generosità del popolo. Il contributo del sovrano si risolse, dunque, in una semplice esenzione fiscale sui materiali da costruzione.
Progetto e descrizione dell’Obelisco dell’Immacolata
Il progetto di Giuseppe Genoino, selezionato tra numerosi concorrenti, si distinse per la sua eleganza e la sua capacità di coniugare tradizione e innovazione, ispirandosi all’Obelisco di San Domenico e alla Guglia di San Gennaro.
La prima pietra è posta dal marchese di Arienzo Lelio Carafa l’8 febbraio del 1746. La direzione dei lavori, invece, è affidata a Giuseppe di Fiore coadiuvato dal gesuita Filippo D’Amato persona di fiducia del Pepe.
E’ a partire dagli inizi del 1748 che i talentuosi scultori Matteo Bottigliero e Francesco Pagano iniziano a decorare la guglia con le loro opere.
Immediatamente sopra il largo basamento in marmo, si staglia un’imponente serie di statue raffiguranti i principali santi dell’Ordine dei Gesuiti. Sant’Ignazio di Loyola, san Francesco Saverio, san Francesco Borgia e san Francesco Regis guardano con sguardo benevolo verso la città.
Al secondo livello si trovano quattro altorilievi la Purificazione, l’Incoronazione, l’Annunciazione e la Natività, sullo stesso ordine, i due medaglioni raffiguranti San Luigi Gonzaga e San Stanislao Kostka
Sul finire del 1754, l’opera raggiunse la sua perfezione con l’installazione della statua dell’Immacolata, realizzata in rame dorato e modellata con maestria da Francesco Pagano. Un’opera che ancora oggi incanta per la sua luminosità e la sua finezza.
Per tre giorni, dal 6 all’8 dicembre 1754, Napoli si trasformò in un palcoscenico incantato. L’inaugurazione della guglia fu un evento memorabile. Fuochi d’artificio che illuminarono il cielo, musiche che inebriarono l’aria e danze sfrenate animarono le strade, in una festa che coinvolse l’intera città.
Ogni anno la città di Napoli rende omaggio alla Vergine Maria con l’offerta di un fascio di rose alla statua posta sulla sommità della guglia di piazza del Gesù. E’un rituale consolidato che si ripete ogni 8 dicembre, giorno in cui la Chiesa celebra appunto l’Immacolata Concezione. Approfondimento Festa dell’Immacolata a Napoli celebrazioni e curiosità
L’Obelisco e la leggenda dell’Immacolata dal doppio volto
Napoli, città ricca di storia e di leggende, ha da sempre nutrito un profondo legame con il mistero. Non sorprende quindi che anche l’obelisco dell’Immacolata sia al centro di una narrazione affascinante, che si intreccia con la cultura popolare e le credenze popolari.
Si narra che al tramonto, quando la luce radente della sera avvolge la piazza in un’atmosfera quasi surreale, si creaun gioco di chiaroscuri che deforma le proporzioni della statua. Questo gioco di luci e ombre ha alimentato nel corso dei secoli leggende e superstizioni.
Visto da dietro il velo che copre il capo della Vergine, si trasforma in un volto inquietante. Secondo la leggenda raffigurerebbe la Morte in persona con tanto di gobba e scettro in mano.
Eduardo De Filippo soleva dire : Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male.