Ultima Modifica il 6 Gennaio 2022
Ci sono così tanti palazzi importanti a Napoli, che non basterebbero diversi libri per descriverli tutti. Uno di questi è Palazzo Doria d’Angri, una splendida dimora nobiliare divenuta simbolo dell’unità d’Italia.
Non tutti sanno, infatti, che l’eroe dei due mondi vi sistemò il suo quartier generale una volta entrato in città.
Era il 7 settembre del 1860 quando Giuseppe Garibaldi fece il suo ingresso a Napoli, la capitale del Regno delle Due Sicilie. Accolto da una folla plebiscitaria, raggiunge il palazzo Doria D’Angri e annuncia, dalla balconata principale adiacente al Salone degli Specchi, l’annessione del regno borbonico al nascente Regno d’Italia. Il plebiscito del 21 ottobre confermerà il passaggio sotto la corona sabauda.
E’ proprio in ricordo dell’accaduto che la piazza antistante il palazzo (un tempo Largo Santo Spirito) ha preso il nome di Piazza Sette Settembre. Su Via Toledo è presente un’epigrafe commemorativa.
L’evento, è stato dipinto su tela da Franz Wenzel Schwarz, in un quadro intitolato “ L’ingresso di Garibaldi”, che è possibile ammirare presso il Museo Civico di Castel Nuovo di Napoli.
Ingresso di Garibaldi a Napoli – Wenzel Franz – Museo Civico di Napoli
La storia di Palazzo Doria D’Angri, nel cuore della suggestiva città partenopea, inizia nel 1755 per volere di Marcantonio Doria, principe di Angri. A causa di diversi Incidenti burocratici i progetto è realizzato dopo la sua morte, dal figlio Giovan Carlo.
L’incarico di costruire la nuova residenza di famiglia è affidato all’ architetto Luigi Vanvitelli a cui, dopo la morte, successe il Figlio Carlo. Al palazzo, terminato solo nel 1780, hanno lavorato anche Ferdinando Fuga e Mario Gioffredo.
Palazzo Doria D’Angri, scrigno d’arte
Lo storico Palazzo Doria d’Angri, dall’insolita pianta trapezoidale, si trova a cavallo tra la bella strada di Toledo eVia Monteoliveto. E’ proprio di fronte la Basilica dello Spirito Santo, dove Murat venne proclamato Re di Napoli.
La facciata in stile neoclassico, caratterizzata da un ingresso ad arco affiancato da due coppie di colonne toscane che sorreggono il balcone d’onore, la si può ammirare venendo da Piazza Dante.
Oltre il monumentale portone del palazzo si aprono due cortili: uno di forma esagonale, simile a quello di palazzo Serra di Cassano, e uno di forma rettangolare. I due cortili sono collegati da un passaggio con volte che crea una prospettiva a “cannocchiale ottico”, tecnica tipica del Vanvitelli.
Al piano nobile oltre ad una sala ellittica in stile roccocò, si trova un boudoir ed il Gabinetto degli specchi con il famoso balcone di Garibaldi.
Malgrado la gran parte degli arredi, delle sculture, delle porcellane e delle opere d’arte che i genovesi Doria avevano raccolto nel palazzo è andata dispersa, all’interno del palazzo si possono ancora ammirare incantevoli e preziosi affreschi.
Magnifico è il grande affresco Trionfo di Lamba Doria nella battaglia di Curzola, realizzato da Fedele Fischetti, Alessandro Fischetti e Costantino Desiderio. Nella volta del primo piano nobile del palazzo si scopre l’Allegoria con Mercurio, la Sapienza e la Poesia di Fedele Fischetti. Degni di nota sono i tre dipinti di Francesco Solimena e l’ovato di tela nella cappella attribuito a Giovanni Maria Griffon.
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