Ultima Modifica il 28 Aprile 2024
Come molti palazzi di Napoli anche
Palazzo Penne, in Piazzetta Teodoro Monticelli, nasconde un inaspettato mistero. Secondo la leggenda il quattrocentesco “Palazzo del diavolo” è nato dal patto tra l’architetto e il demonio Belzebù.L’edificio storico è una delle pochissime testimonianze tardo medievali sopravvissute a Napoli. Al lato del Palazzo il Pendino S.Barbara, la scalinata che collega Piazzetta Monticelli a Piazza Bovio / della Borsa.
Potrebbe interessarti Pendino di Santa Barbara a Napoli storia e curiosità.
Lo storico edificio del centro storico di Napoli, dopo anni di abbandono e di occupazioni abusive, diventerà presto la Casa dell’architettura e del design. Un progetto di recupero interessante e ambizioso che comprenderà anche l’attigua seicentesca chiesa dei Ss. Demetrio e Bonifacio.
Curiosità – Proprio difronte al nobile palazzo di Piazzetta Monticelli vi era ‘a banca e ll’acqua di nennella. La bella donna, che di mestiere faceva l’acquaiuola, dispensava con la sua preziosa banca ben cinque diverse tipologie di acqua : l’acqua ferrata, l’acqua di Telese, l’acqua zuffregna, l’acqua del Serino e l’acqua della Madonna.
La leggenda del “Palazzo del diavolo”
La leggenda vuole che il Palazzo Penne, sia stato costruito in una sola notte con l’aiuto del Diavolo.
Si racconta che il segretario di re Ladislao, Antonio Penne, si era innamorato di una stupenda ragazza, alla quale chiese di sposarlo. La fanciulla gli rispose che avrebbe acconsentito soltanto se de Penna le avesse costruito, in una sola notte, un palazzo quale pegno d’amore e dono di nozze.
Ritenendo che l’impresa fosse a dir poco impossibile, Antonio pensò bene di chiedere aiuto al diavolo. Belzebu in cambio pretese la sua anima firmando addirittura un contratto. C’era una clausola però, Penne avrebbe ceduto la sua anima solo se il demonio avesse contato tutti i chicchi di grano che egli avrebbe sparso nel cortile del palazzo.
A palazzo costruito, il diavolo cominciò a contare i chicchi , ma Antonio furbescamente aveva mescolato nel grano anche della pece rendendo quasi impossibile al diavolo di contare i chicchi. Ingannato e raggirato, il diavolo sprofondò in un buco apertosi al centro del palazzo. Un pozzo ora chiuso, ma ancora visibile a chi visita l’antico e meraviglioso palazzo rinascimentale partenopeo.
A vedere lo stato in cui si trova oggi il Palazzo Penne c’è da pensare che il diavolo, che dorme dannato nelle profondità del pozzo del cortile, abbia maledetto il palazzo. Sarà forse per questo che non si riesce a restaurarlo?
La storia di Palazzo Penne
Il Palazzo Penne viene eretto su disegno di Antonio Baboccio da Piperno durante il primo decennio del Quattrocento. Il committente è Antonio Penne segretario e consigliere di Ladislao di Durazzo (1377-1414, detto Il Magnanimo, re di Napoli.
Il suo prestigio a corte era talmente grande, che ottenne l’autorizzazione di erigere il proprio monumento funebre in Santa Chiara, luogo esclusivo della nobiltà angioina.
Nei secoli il Palazzo Penne ha ospitato principi e uomini illustri. Nel 1683 divenne sede clericale dell’ordine dei Somaschi; mentre nel corso del XVIII secolo fu residenza del vulcanologoTeodoro Monticelli che vi impiantò la sua collezione privata.
Dopo vari passaggi di proprietà Palazzo Penne, oggi in cattive condizioni di conservazione, potrebbe finalmente tornare a nuovi fasti, dopo anni di abbandono. Lo stabile, di proprietà della Regione, diventerà la ” Casa dell’architettura e del design”.
Il palazzo, articolato su tre livelli, fonde in sé elementi architettonici catalani e toscani. Al di la dell’incuria in cui il palazzo versa è interessante ammirare la sontuosa facciata. Sul bugnato che ricopre la facciata è raffigurato il giglio angioino; mentre sopra l’arco che racchiude il portone d’ingresso vi sono delle penne, simbolo della casata.
Il pregevole portale d’ingresso, posto sulla facciata principale del palazzo, rappresenta un arco depresso, tipico del periodo durazzesco e molto diffuso in tutta la città.
Sul profilo curvo dell’arco del portale vi è un’incisione di Marziale che recita «Qui ducis vultus nec aspicis ista libenter omnibus invideas in-vide nemo tibi», recita l’iscrizione posta sulla facciata. «Tu che giri la testa, o invidioso, e non guardi volentieri questo palazzo, possa di tutti essere invidioso, nessuno lo è di te»
Palazzo Penne, piazzetta Teodoro Monticelli, a pochi passi dal Complesso Monumentale di S. Chiara e da quello di S. Maria la Nova.