Ultima Modifica il 14 Ottobre 2020
Sono tante le canzoni popolari della tradizione napoletana che ancora oggi continuano a rallegrarci le giornate con il loro ritmo travolgente, una tra le più famose è la “Tammurriata nera”, scritta nel 1944 da Giovanni Ermete Gaeta e da Edoardo Nicolardi.
Cosa è la Tammurriata
La Tammurriata, il ballo ‘ngopp ‘o tamburo, è una forma di ballo cantato tipica della Campania che viene accompagnata da strumenti quali il tammurro (tamburo), le castagnette, il putipù, il triccheballacche e una tromba.
Il canto, la cui melodia risente di un’influenza araba, fa spesso riferimento a storie d’amore a sfondo sessuale, oltre a quelle di vita e lavoro.
La Tammurriata nera
Nicolardi scrisse i versi della Tammurriata nera ispirandosi ad un episodio reale.
Nel reparto maternità all’ospedale Loreto Mare successe un fatto “strano”: a una ragazza napoletana nacque un bambino dalla pelle nera. Uno dei tanti “figli della guerra” che videro la luce nella Napoli occupata dagli americani.
“Io nun capisco, ê vvote, che succede,
e chello ca se vede
nun se crede! Nun se crede!
E’ nato nu criaturo niro, niro
e ‘a mamma ‘o chiamma Giro,
sissignore, ‘o chiamma Giro. … ”
Scopri il testo della Tammurriata Nera.
La canzone apparentemente allegra e ironica, narra per l’appunto di una giovane donna che mette alla luce un bambino di colore e questo crea uno scandalo anche se la madre lo ama.
Il testo ironizza sul fatto che per quanto la donna si sforzi di rigirare continuamente i punti di vista, scegliendo anche di dare al bambino un nome tipicamente napoletano, quest’ultimo è e continua a essere di colore.
Ancora oggi è molto diffusa la versione discografica della Nuova Compagnia di Canto Popolare; un interpretazione lanciata da Vera Nardi e resa celebre da Roberto Murolo e Renato Carosone.
A metà anni Settanta, rimase nella hit parade dei singoli più venduti in Italia per diverse settimane.