Ultima Modifica il 8 Gennaio 2024

Sant’Antonio Abate e il rito dei «Fucarazzo». Il 17 gennaio di ogni anno Napoli festeggia O Cippo ‘e Sant’Antuono, in onore del santo del Fuoco e protettore degli animali.

Una tradizione di origine pagana che vede molti cittadini scongiurare la cattiva sorte attraverso l’accensione di piccoli falò (Fucarazzo ‘e Sant’Antuono).



Napoli e il rito di O Cippo ‘e Sant’Antuono

La festività è molto sentita nella città di Napoli, nei quartieri di Forcella e Sanità, in particolare Int‘o buvero ‘e Sant’Antuono. Nel borgo napoletano che sorge tra Porta Capuana a Piazza Carlo III prende vita la processione a lui dedicata.

La Festa di Sant’Antonio Abate è tradizionalmente accompagnata dal rito del fucarazzo. Al suono dell’invocazione “Sant’Antuono Sant’Antuono pigliate ‘o viecchio e dance ‘o nuovo!” molti napoletani bruciano ancora oggi vecchie suppellettili di legno e non più necessario e alberi di Natale.

Sulla cima della pira viene collocato un fantoccio seduto su una sedia (a volte imbottito di petardi), che impersona l’anno vecchio che se ne va.

Sant’Antonio Abate e la leggenda del fuoco

La storia ci narra che Sant’Antonio Abate, spogliatosi di tutti i beni materiali, si ritirò nel deserto della Tebaide dove iniziò a condurre una vita da eremita.

Nella sua lunghissima vita, morì a ben 105 anni, svolse un importante ruolo di guida spirituale ed evangelizzatore, nonché di taumaturgo (cioè capace di compiere miracoli). L’appellativo di abate gli deriva dall’essere considerato il patriarca del monachesimo orientale.

La fama popolare lo innalzò a protettore degli animali domestici, dei contadini, degli allevatori e dei macellai. Questo perché dal maiale gli antoniani (i seguaci di Antonio) ricavavano il grasso per curare l’herpes zoster comunemente chiamato “fuoco di sant’Antonio”.

O Cippo ‘e Sant’Antuono Napoli

E’ spesso raffigurato con un maialino tra le braccia e con una mano appoggiata sopra un bastone con la terminazione a T (“tau”), l’antico simbolo egizio d’immortalità. A lui è legata la tradizione del fuoco segno di purificazione dai malanni e dai demoni.

Una leggenda narra che sulla terra gli uomini avevano freddo perché non conoscevano il fuoco. Sant’ Antonio Abbate, in compagnia di un maialino, si recò all’inferno. Mentre l’animale creava confusione tra i diavoli, il Santo con un bastone riuscì a rubare una scintilla di fuoco, che portò sulla terra. Gli uomini conobbero così il fuoco e non ebbero più freddo. Antiuomo divenne cosi il custode del fuoco.

Il santo è rappresentato, divenuto nel Medioevo simbolo distintivo dell’ordine degli ospitalieri di sant’Antonio. A volte ha in mano un campanello per allontanare il maligno ed è accompagnato da un maiale selvatico.