Ultima Modifica il 13 Novembre 2020
Masaniello, il rivoluzionario napoletano, tra tutti i personaggi nati a Napoli, è quello che maggiormente incarna lo spirito napoletano. Le vicende della sua vita si mescolano spesso al mito e alla tradizione popolare della città partenopea.
Tommaso Aniello, conosciuto col nome di Masaniello, fu il principale protagonista della rivolta napoletana, dal 7 al 16 luglio 1647, contro il governo spagnolo.
La rivolta di Masaniello
Lo scenario della rivolta fu la Napoli del 1600, precisamente piazza Mercato, quando la città era ancora sotto dominio spagnolo. Quella di Masaniello fu una rivolta scatenata dall’esasperazione delle classi più umili verso le gabelle imposte dal viceré spagnolo duca d’Arcos sugli alimenti di necessario consumo.
Era il 7 luglio del 1647 quando un gruppo di rivoltosi insorse il in piazza Mercato al grido: “Viva il re di Spagna, mora il malgoverno”. La sommossa si diffuse in tutta Napoli aggregando i malcontenti e le aspirazioni popolari. Il viceré, non potendo frenare la rivolta, fu costretto ad abolire le gabelle.
L’agitazione trovò il suo capo e simbolo in Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello, un pescivendolo molto legato ai religiosi della Chiesa del Carmine. E proprio questo legame fece del Carmine stesso la sede delle trattative col viceré e la mediazione del Card.
Ma si sa, il potere dà alla testa. I provvedimenti presi nei giorni successivi alla rivolta scontentarono sia la borghesia, sia il popolo sia i suoi stessi seguaci; così il 16 luglio dello stesso anno alcuni insorti lo uccisero mettendo fine al suo breve regno. Ma non cadde nel dimenticatoio generale.
Il Mito del Capopopolo
Nonostante la breve durata, la ribellione da lui guidata indebolì il secolare dominio spagnolo sulla città.
Masaniello è passato alla storia come l’eroico paladino degli oppressi contro la dominazione straniera.
Il mito di Masaniello avrà una lunga durata; nel 1799, dopo la parentesi della Repubblica Napoletana, Ferdinando IV ordinò la rimozione del corpo dalla chiesa del Carmine e disperdere le sue spoglie in quanto simbolo dell’opposizione al potere regio.
Nella Basilica del Carmine, oltre all’iscrizione sull’antico luogo di sepoltura, è presente una statua del capopopolo nel chiostro ed una piazzetta a suo nome formata da un palazzone in cemento armato.