Ultima Modifica il 8 Luglio 2023
Il Ponte della Maddalena, eretto per superare le acque del mitico fiume Sebeto, era uno dei principali ingressi alla città alla città di Napoli per chi proveniva dalle contrade meridionali.
A guardarlo oggi sembra un viadotto come tanti, eppure alla sua costruzione si presentava magnifico e grandioso, con ampie arcate e fortissima pendenza delle sue rampe. Foto in evidenza: Olio su rame di Scipione Compagno – Eruzione del 1631 vista dal ponte della Maddalena, databile al 1635.
E’ stato testimone di innumerevoli battaglie che hanno segnato la storia di Napoli. E’ qui che l’avventura della Repubblica Partenopea, nata il 23 gennaio del 1799, termina, dopo una disperata resistenza il 13 giugno dello stesso anno.
Per un certo periodo il boia fu di casa sul ponte della Maddalena, diventando il ponte degli impiccati e dei decapitati. E’ sempre da qui che molti corpi furono gettati nelle acque del fiume Sebeto durante le epidemie di colera, peste e malattie virulente. In zona fu anche istituito un cimitero per gli eretici e per coloro accusati di gravi colpe oltre ad un posto di dogana.
Cenni storici
Nei tempi antichi il corso inferiore del fiume Sebeto (il corso d’acqua fantasma di Napoli), nell’odierno quartiere di San Giovanni a Teduccio, rappresentava il confine orientale della città di Napoli. E’ qui che in epoca romana venne costruito un ponte, indicato semplicemente come “pons padulis”. Un guado strategico per la viabilità della zona che in quei tempi era alquanto acquitrinosa tanto da essere definita territorium plagiense foris fluvium.
Una colonna miliare con iscrizione latina, la quale affermava che da lì in poi mancavano 1283 passi per Reggio Calabria, testimonia della sua antica nascita. La colonna, rimasta sul posto fino al 1872, è oggi custodita nel museo nazionale di San Martino.
Il ponte viene ribattezzato poi in ponte Guizzardo, storpiatura di Roberto d’Altavilla, detto il Guiscardo. Il Normanno duca di Puglia e di Calabria che pose sotto assedio la città partenopea nel 1077. La battaglia si concluse nel 1078 in seguito all’incredibile resistenza dei napoletani.
Il ponte, danneggiato durante l’assedio dell’estate del 1528 del francese Odet de Foix, conte di Lautrec, viene poi interamente ricostruito, nel 1556, da Don Bernardino di Mendoza, per volere del Viceré di Napoli Ferdinando Alvares de Toledo. E’ in questa occasione che prende il nome di Ponte della Maddalena in onore dell’omonima chiesa trecentesca (oggi non più esistente) che si trovava li vicino.
Con la ristrutturazione avvenuta nell’ottocento viene abbassato per consentire il transito delle nuove vetture tranviari tra Napoli e Portici. Prosciugate le paludi, la zona subisce una edificazione selvaggia e il ponte, a seguito delle continue modifiche strutturali, succedutesi nel tempo, è quasi irriconoscibile.
La Maddalena e le statue dei santi
A fare da “guardia” al Ponte della Maddalena, in corrispondenza dell’arcata centrale, ci sono le statue di due santi dalle mansioni totalmente differenti: San Giovanni Nepomuceno e a San Gennaro. Sono posti una difronte all’altro, anche se non si guardarono mai in faccia direttamente.
Le due antiche edicole votive che li accolgono sono in piperno e con due colonne in marmo bianco che sorreggono il frontone triangolare.
Quella di San Giovanni Nepomuceno, oggi inglobata nella facciata di una recente costruzione, è di autore ignoto. Aveva il compito dissuadere i suicidi che decidevano di lanciarsi dal ponte e a dar conforto alle anime degli annegati. Fu collocata sul ponte nel 1731 per volere della moglie del conte di Harrach, il vicerè austriaco che promosse diversi lavori sul litorale partenopeo. Fu lui a volere la strada della Marinella, la quale partendo dal castello del Carmine arrivava al ponte costeggiando il borgo Loreto e la caserma di cavalleria del Vanvitelli.
Quella di San Gennaro, commissionata a Francesco Celebrano, ricorda che sul Ponte della Maddalena il santo “fermò” la lava del Vesuvio, nel 1767, che era arrivata poco lontano dal Ponte. Il protettore della città guarda in direzione del Vesuvio, la sua mano è alzata in segno di benedizione. Potrebbe interessarti il San Gennaro e il “miracolo laico” del 16 dicembre.