Ultima Modifica il 15 Settembre 2023
Sotto il Duomo di Napoli si nasconde la Cappella del Succorpo, la cripta realizzata per custodire le Sacre reliquie di San Gennaro, il Patrono di Napoli.
Il Succorpo della Cattedrale di Napoli, detta anche confessione di San Gennaro, è anche conosciuto come Cappella Carafa, in onore del cardinale Oliviero Carafa che la volle edificare per custodirvi le reliquie di San Gennaro.
I lavori per ricavare la cappella sembra siano iniziati nel 1497 su disegno di Donato Bramante. La costruzione termina nel 1506 per mano dallo scultore lombardo Tommaso Malvito che ne diresse la realizzazione con suo figlio Giovanni Tommaso.
Vi si accede attraverso due rampe di scale semicirocolari poste sul transetto del Duomo, in linea con l’abside. Due porte bronzee del XVI secolo, con stemmi e emblemi dei Carafa, costituiscono l’ingresso principale della cripta.
Cappella del Succorpo
L’ambiente della cripta è a forma rettangolare (12 x 9 m), interamente rivestito di marmi scolpiti e diviso in tre navate da dieci colonne in cipollino. Le tessere e i tasselli colorati del pavimento rappresenta l’unica sfumatura cromatica in un ambiente tutto bianco. Le finestre sono state pensate per essere poste in modo obliquo per consentire il passaggio di quanta più luce è possibile.
Duomo di Napoli, Cappella del Succorpo
Entrando nella Cappella del Succorpo, nella navata centrale, si scopre la statua marmorea del Cardinale Oliviero Carafa in preghiera. La scultura è rivolta verso l’altare centrale con l’urna bronzea del 1511 in cui sono conservati i resti mortali di san Gennaro.
In fondo alla Cappella si apre un’abside quadrata coperta a cupola e ornata da ritratti in due medaglioni. Nell’intradosso delle finestre si possono notare degli angeli con lo stemma dei Carafa.
Cappella del Succorpo, soffitto Cassonettato
Uno degli elementi più ambizioso della Cripta è il soffitto cassonettato di marmo di Tommaso Malvito. E’ praticamente un cielo composto di diciotto cassettoni e altorilievi recanti le immagini dei santi e degli angeli cherubini.
Ai quattro angoli del soffitto si trovano le figure dei principali dottori della Chiesa: San Gregorio Magno, Sant’Agostino da Ippona, Sant’Ambrogio e San Girolamo. Al centro del cassettonato sono rappresentati i primi sette patroni della città di Napoli ritratti in busti e le storie di David e Giuditta.
Lungo le pareti laterali si aprono cinque nicchie, ognuna con un altare. Qui dovevano essere collocate le reliquie dei santi protettori della Cattedrale, ma la morte del Carafa non ne consentì la realizzazione.
Cappella del Succorpo, le reliquie di S.Gennaro
Curiosità
Prima di essere sistemate nel Duomo di Napoli, le sacre reliquie di San Gennaro hanno subito vari trasferimenti.
Dopo una prima sistemazione all’interno Cimitero Catacombale di Capodimonte alla Sanità vennero trasferite, nell’831, nella cattedrale di Benevento, da Sicone I, principe di Benevento. Nel 1154 il normanno Guglielmo I il Malo dispose che fossero segretamente trasferite presso l’Abazia di Montevergine, nel Comune di Mercogliano (AV), dove furono tenute nascoste per secoli dai monaci Benedettini.
In questo luogo, però, la devozione era rivolta principalmente alla Madonna nera detta “Mamma Schiavona” e il corpo del Santo venne un po’ dimenticato, nonostante il suo culto, a Napoli, si mantenesse sempre vivo.
Grazie all’interessamento del cardinale Oliviero Carafa, le spoglie vennero riportate nella città partenopea dove erano già conservati la testa e il sangue del Santo. Quest’ultimo, in particolare, era stato, secondo la tradizione, raccolto da Eusebia, una donna presente nel corso dell’esecuzione di San Gennaro e dei suoi compagni.