Sotto il Duomo di Napoli si nasconde la Cappella del Succorpo, la cripta realizzata per custodire le Sacre reliquie di San Gennaro, il Patrono di Napoli.
Il Succorpo della Cattedrale di Napoli, è anche conosciuto come Cappella di San Gennaro o Cappella Carafa, in onore del cardinale Oliviero Carafa che la volle edificare per custodirvi le reliquie di San Gennaro.
I lavori per ricavare la cappella furono iniziati nel 1497 (sembra) su disegno di Donato Bramante; la costruzione terminò nel 1506 per mano dallo scultore lombardo Tommaso Malvito che ne diresse la realizzazione con suo figlio Giovanni Tommaso.
Vi si accede attraverso due rampe di scale semicirocolari poste sul transetto del Duomo, in linea con l’abside. Due porte bronzee del XVI secolo, con stemmi e emblemi dei Carafa, costituiscono l’ingresso principale della cripta.
Cappella del Succorpo
Duomo di Napoli, Cappella del Succorpo
L’ambiente della cripta è a forma rettangolare, completamente ricoperto di ricchi marmi, diviso in tre navate da dieci antiche colonne in cipollino. Il pavimento rappresenta l’unica sfumatura cromatica in un ambiente tutto bianco. Le finestre sono state pensate per essere poste in modo obliquo per consentire il passaggio di quanta più luce è possibile.
Entrando nella Cappella del Succorpo, nella navata centrale, si scopre la statua marmorea del Cardinale Oliviero Carafa in preghiera; la scultura è rivolta verso l’altare di bronzo dove sono racchiuse, in un vaso longobardo in terracotta, le reliquie di S.Gennaro.
L’abside è di forma quadrata e coperto da una cupola decorata da ritratti in due medaglioni, mentre nell’intradosso delle finestre si possono notare degli angeli con lo stemma dei Carafa.
Cappella del Succorpo, soffitto Cassonettato
L’elemento più ambizioso della Cripta è il soffitto cassonettato di marmo con al centro figure di santi e cherubini; ai quattro angoli del soffitto sono rappresentati inoltre i Dottori della chiesa: San Gregorio Magno, Sant’Agostino, Sant’Ambrogio e San Girolamo, mentre al centro vi sono i santi patroni di Napoli e le storie di David e Giuditta.
Lungo le pareti laterali si aprono cinque nicchie, ognuna con un altare; qui dovevano essere collocate le reliquie dei santi protettori della Cattedrale, ma la morte del Carafa non ne consentì la realizzazione.
Cappella del Succorpo, le reliquie di S.Gennaro
Curiosità
Prima di essere trasferite nell’attuale sede, quella del Duomo di Napoli, le preziose reliquie di San Gennaro subirono vari trasferimenti.
Le spoglie mortali del Santo, dopo una prima sistemazione all’interno delle catacombe (di San Gennaro) alla Sanità vennero prima trasferite nella cattedrale di Benevento, e successiva nel Santuario della Madonna di Montevergine, in provincia di Avellino.
In questo luogo, però, la devozione era rivolta principalmente alla Madonna nera detta “Mamma Schiavona” e il corpo del Santo venne un po’ dimenticato, nonostante il suo culto, a Napoli, si mantenesse sempre vivo.
Grazie all’interessamento del cardinale Oliviero Carafa, le spoglie vennero riportate nella città partenopea dove erano già conservati la testa e il sangue del Santo. Quest’ultimo, in particolare, era stato, secondo la tradizione, raccolto da Eusebia, una donna presente nel corso dell’esecuzione di San Gennaro e dei suoi compagni.