Ultima Modifica il 29 Gennaio 2023

Ogni anno il 2 febbraio, Festa della Candelora, si rinnova “la juta dei femminielli“. Il pellegrinaggio al santuario campano di Montevergine, e ricevere la benedizione della Mamma Schiavona. La madonna che tutto perdona e che accoglie tutti, soprattutto gli ultimi sulla terra.

L’antico rito richiama da ogni angolo della Campania femminielli, fedeli e curiosi, pronti a sfidare il freddo e la pioggia per raggiungere a piedi il santuario della Madonna di Montevergine e chiedere la purificazione per sè e per i propri cari.



Candelora: origine e significato

Oggi 2 febbraio, 40 giorni dopo Natale, la Candelora celebra la Presentazione al Tempio di Gesù, e della purificazione di Maria.

Come prevedeva la legge giudaica la SS. Vergine Maria si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione. In quell’occasione San Simeone il Vecchio riconobbe Gesù di Nazareth come Messia e affermò che sarebbe stato “luce per illuminare le genti”

Per tradizione in questo giorno si benedicono e distribuiscono ai fedeli candele, affinché la loro luce li protegga dalle calamità e tempeste.

Candelora a Montevergine - Olivo Scibelli Candelora a Montevergine – Photo Olivo Scibelli

La Candelora è legata, a livello popolare, ai pronostici meteorologici. In occasione della Candelora, infatti, si osservano le condizioni atmosferiche della giornata per sapere se l’inverno finirà presto oppure no. Neve e pioggia ne presagiscono la fine imminente mentre il sole presagisce il perdurare dell’inverno.

La Juta dei femminielli, una giornata di offerte e di sacrificio

In questa giornata si compie anche uno degli eventi più suggestivi e caratteristici della tradizione campana “la juta dei femminielli a Montevergine”. Un pellegrinaggio sospeso tra religiosità e paganesimo che si rinnova da più di otto secoli.

La tradizione affonda le sue radici nella seconda metà del tredicesimo secolo. Secondo la leggenda nel 1256, a causa di uno scandalo, due amanti omosessuali furono banditi dal loro paese, legati a un albero sulla montagna e condannati a morire di stenti. La Madonna Bruna ebbe pietà di loro e li salvò scaldandoli con la sua luce.

Da allora ogni anno molti fedeli affrontano il freddo e salgono al Santuario della Madonna di Montevergine sul monte Partenio. Le tammurriate e i canti accompagnano i pellegrini per tutto il percorso, per esplodere in festa una volta arrivati sul sagrato del Santuario.

Il momento più significativo è quello dell’accensione e della benedizione delle candele. Questo è l’atto con il quale i pellegrini riconoscono in Gesu la vera luce del mondo, venuta sulla terra per dissipare l’oscurità delle tenebre.

I devoti, percorrendo il Sentiero dei Pellegrini, scoprono la Cappella dello Scalzolaio e il Trono della Madonna, una grande roccia che, narra la tradizione, abbia fatto da sedia alla Madonna che saliva al Partenio. Il sentiero prosegue poi fino al Tiglio Sacro e più avanti ancora alle Stazioni della Via Crucis.

Una volta arrivati al Santuario comincia la festa in onore di Mamma SchiavonaColei che tutto concede e tutto perdona...”.

La Madonna Bruna di Montevergine, la più venerata delle sette Madonne sorelle, viene onorata due volte l’anno: il 2 febbraio ed il 12 settembre.

A Juta a Montevergine

A dirla tutta molti secoli prima di Cristo a salire pellegrinaggio a Montevergine erano i preti eunuchi di Cibele, fedeli della Madre Nera, simbolo femminile della natura. Il suo tempio sorgeva poco lontano dal Santuario di Montevergine, sul monte Partenio.

Secondo la leggenda, i coribanti arrivavano a evirarsi per donare il proprio sesso alla Dea. Vestiti di sete colorate e con trucchi appariscenti, al suono di cembali e tamburi, riscendevano la Montagna nella loro nuova identità.

La festa della Candelora è anche golosa

In Francia, il 2 febbraio, sono servite tradizionalmente le crêpes, simbolo di buon auspicio e prosperità. La tradizione narra che, affinché la ricchezza arrivi e i desideri si realizzino, si deve tenere in mano una moneta e allo stesso tempo manovrare con destrezza la padella, facendo roteare la crêpe in aria senza farla cadere a terra.

Per tradizione in Campania si usa mangiare il migliaccio, un’ antica ricetta tramandata dalle suore del monastero dedicato a Santa Rosa, a Conca dei Marini.