Ultima Modifica il 28 Settembre 2024
La fondazione della città di Napoli, avvenuta per mano dei Greci nel VIII secolo a.C., è legata alla leggenda della sirena Parthenope (dal greco “vergine”).
Sono tantissimi i racconti che si tramandano di generazione in generazione che riguardano la sirena Partenope, la ninfa Amalfi o ancora il canto delle sirene di Ulisse.
“Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. E’ lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene” – Matilde Serao.
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Parthenope e Ulisse
La leggenda più diffusa e conosciuta racconta la storia di Partenope la vergine, Leucosia la bianca, e Ligea dal suono penetrante. Tre bellissime sirene figlie della Musa della Tragedia Melpomene e del Fiume Archeoo, il corso d’acqua più importante di tutta la Grecia. Su di loro pendeva una terribile maledizione: il rifiuto di un uomo le avrebbe condannate a morte.
Le tre sirene, bellissime e dal fascino senza limiti, abitavano gli scogli a largo della penisola sorrentina, un arcipelago un tempo conosciuto come Sirenussai e oggi chiamato Li Galli.
Partenope, la sirena alata. Fontana della Spinacorona
Nessuno poteva resistere al canto ammaliatore di queste bellissime divinità metà donna e metà uccello ( Leggi la Fontana della Spinacorona). Ma l’astuto Ulisse escogitò un piano per sottrarsi all’irresistibile canto delle sirene.
L’eroe di Itaca tappò le orecchie dei compagni con del cerume e si lasciò legare all’albero della nave ordinando che se mai avesse preteso di essere liberato, essi dovevano stringerlo con nodi più stretti.
Uno smacco che tormentò la sirena Parthenope e le sue compagne al punto da costringerle al suicidio. Affranta dalla tempra di Ulisse, Parthenope si lasciò morire lanciandosi da un dirupo e il suo corpo fu trascinato dalle onde su una propaggine che si allungava nel mare del golfo e che gli antichi greci chiamavano Megaride.
Proprio su questa roccia, dove più tardi nascerà la villa di Lucullo e il Castel dell’Ovo, gli antichi abitanti del luogo innalzarono un magnifico sepolcro in suo onore. Una tomba che qualcuno colloca sotto la basilica di Santa Lucia, che un tempo sorgeva sulla riva della spiaggia, e qualche altro tra le mura dell’antica Neapolis.
Ci sono poi altre versioni di questa leggenda.
Parthenope e il Vesuvio
Nell’ottocento la leggenda di Parthenope mutò ancora. Si raccontava che la bella sirena Partenope si innamorò di un centauro dal nome Vesuvio. Un amore che scatenò l’ira di Zeus. Il dio Greco, accecato dalla gelosia trasformò Vesuvio in un vulcano ai confini del golfo, e la bella Partenope nella città di Napoli. In questo modo la sirena lo potesse sempre vedere senza poterlo toccare.
Il suo contorno è ancora oggi sotto gli occhi di tutti. La sua testa forma la collina di Capodimonte e la sua coda si posa lungo la collina di Posillipo. Ecco perché la città di Napoli, in antichità, era conosciuta come Partenope.
Partenope secondo Matilde Serao
anche Matilde Serao, celebre scrittrice napoletana dei primi del ‘900, ha presentato la sua affascinante versione del mito di Partenope.
Nella sua narrazione, Partenope è una giovane donna greca perdutamente innamorata di Cimone, un eroe ateniese. Ma il destino li separa crudelmente, poiché il padre di Partenope aveva già promesso la sua mano a un altro uomo.
Decisi a vivere il loro amore senza ostacoli, i due fuggono dalla Grecia e si rifugiano nel suggestivo golfo di Napoli.
In quest’angolo paradisiaco, Partenope e Cimone trovano finalmente serenità e felicità. Con il tempo, e, insieme ad altri cuori coraggiosi, iniziano a dar vita alla popolazione di quella che sarebbe diventata Napoli.