Ultima Modifica il 12 Novembre 2023

Puozze sculá, una delle imprecazioni più pesanti che un napoletano possa proferire, è strettamente legata al culto della sepoltura dei morti.



“Puozze sculà“. L’agghiacciante imprecazione può essere tradotta in “Possa tu colare“.

Questo terribile anatema, che augura ad una persona di morire in modo terribile, fino al XVIII secolo appariva invece come una benedizione. Si credeva infatti che il rito funebre della scolatura consentisse alle anime dei defunti di giungere purificate dai peccati terreni agli occhi del Signore.

Questo singolare rito, utilizzato soprattutto per le élites sia laiche che ecclesiastiche, era diffusa principalmente nel Regno delle Due Sicilie.

Catacombe di San Gaudioso napoli
Chiesa di Santa Maria alla Sanità

Per capire bene di cosa si tratta, l’ignaro turista o il napoletano curioso deve scendere le scale di alcune chiese partenopee.

La più conosciuta è sicuramente la chiesa di Santa Maria alla Sanità custode delle catacombe di San Gaudioso e alla galleria dei nobili, dove alla fine del 1500 i frati Domenicani accolsero le spoglie di alcuni nobili napoletani. Pare che siano stati proprio questi luoghi ad ispirare il principe della risata, Totò, nella scrittura della ‘A Livella.

Altre tracce di quell’antico rituale sono visibili anche presso:

la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco – la Basilica santuario di Santa Maria del Carmine Maggiore – la Chiesa di Santa Maria Antesaecula – la Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi – la Chiesa della Trinità dei Pellegrini – Chiesa di Santa Luciella.

Gli scolatoi: i sedili dell’aldilà

Il “putridarium comunemente noto come scolatoi e terrasanta si trova generalmente nella cripta posta sotto il pavimento della chiesa.

Qui si scoprono la cantarella, la sedia scavata nella roccia con sotto un cantero, il recipiente destinato a raccogliere i fluidi della salma durante il processo di decomposizione.

Puozze sculà, Catacombe di San Gaudioso Napoli
Catacombe di San Gaudioso – Galleria dei Nobili

L’ingrato compito era assolto da una figura chiamata schiattamuorto.

Il becchino aveva il compito di porre i cadaveri a scolare, avendo cura di praticare dei fori sui corpi in modo da favorirne il processo di disseccamento. Una volta terminato il processo di putrefazione dei corpi, le ossa venivano raccolte, lavate e trasferite nella sepoltura definitiva dell’ossario.

In alcune cripte sono presenti delle mensole su cui venivano esposti i crani dei defunti. All’epoca, infatti, si pensava che la testa fosse la parte più importante del corpo.

Le suggestive sepolture dei nobili delle Catacombe di San Gaudioso prevedevano un particolare procedimento. Il teschio veniva murato, mentre il resto del corpo dipinto. L’affresco richiamava, sia nell’abbigliamento, sia nel mestiere, la posizione sociale del defunto.

Curiosità: tutti gli affreschi sono stati realizzati da un artista di nome Giovanni Balducci. Il quale, pur di essere sepolto tra gli aristocratici della città, rinunciò ad ogni forma di compenso per le sue prestazioni.