Ultima Modifica il 17 Novembre 2020

La Chiesa di Sant Eligio Maggiore, con il suo famoso orologio, è una splendida opera architettonica nascosta nell’intricata ragnatela dei vicoli del Borgo Orefici.

La storia della chiesa

La chiesa di Sant’Eligio Maggiore, costruita principalmente in tufo giallo e in piperno, è un capolavoro di epoca angioina. La sua storia nasce nel1270 per per volere di tre nobiluomini francesi legati alla corte di Carlo I d’Angiò. E’ dedicata ai Santi Dionisio e Martino e di Sant’Eligio, il protettore degli orafi, dei numismatici, dei maniscalchi e dei veterinari.

Quando viene costruita dominava il Campo Moricino (l’area dell’odierna Piazza Mercato), la grande e tragica piazza testimone degli episodi più cruenti della storia della città. La decapitazione di Corradino, l’ultimo principe della casa di Svevia, avvenuta Il 29 ottobre del 1268 è solo il primo tragico evento di una lunga serie che in quel luogo si sarebbe succeduta nel volgere dei secoli.

Nel tempo alla chiesa, situata appena fuori le mura cittadine, venne affiancato un ospedale e un cimitero per i forestieri privi di una dimora stabile a Napoli. Nella prima metà del XVI secolo, il viceré spagnolo Don Pedro de Toledo vi fondò l’Educandato femminile, chiamato conservatorio per le vergini. Qui le fanciulle erano istruite al servizio infermieristico presso l’annesso ospedale

Malgrado la chiesa abbia subito l’influenza di altri stili architettonici, i tratti dell’originario impianto gotico sono ancora oggi visibili.

Saint Eligio Maggiore Napoli

Architettura della Chiesa

L’esterno è caratterizzato da forme gotiche, perfettamente visibili da piazza Mercato. Interessante lo splendido portale strombato in piperno coronato da un pinnacolo, la torre campanaria e l’attiguo Arco dell’orologio, una struttura quattrocentesca a due piani.

A seguito delle modifiche urbanistiche che hanno interessato l’area, la facciata principale della chiesa è risultata occultata dagli edifici circostanti. L’ingresso è attualmente ubicato sul lato.

L’interno, dall’aspetto austero e spoglio, si presenta con tre navate divise da colonne antiche di varia provenienza; cappelle laterali disuguali, transetto ed abside poligonale.

Esiste anche una quarta navata, originariamente faceva parte dell’ospedale adiacente ed è stata inglobata nel corso del XVI secolo. Nel complesso ci sono anche due chiostri con monumentali pilastri di piperno, uno dei quali finemente ornato da una fontana seicentesca.

Chiesa di Sant Eligio Maggiore Napoli

La chiesa conserva ancora le cappelle dedicate agli ordini e ai mestieri che contribuirono nel corso dei secoli alla realizzazione e alla ristrutturazione degli ambienti. Le più celebri la cappella dei Macellai del Mercato, con l’incorniciatura marmorea realizzata nel 1509 dalla bottega del Malvito. La cappella dei Sarti, dedicata a Sant’Angelo, e la cappella di San Mauro che conserva una copia del dipinto Sant’Eligio in adorazione di Francesco Solimena.

Tra le opere d’arte presenti si scopre il dipinto di Massimo Stanzione raffigurante i tre santi francesi Eligio, Dionisio e Martino; il Giudizio Universale di Cornelio Smet.

Curiosità. Nella chiesa si può ammirare un pilastro su cui si trova una pittura datata alla fine del XIV secolo e quasi interamente conservata. L’opera raffigura Papa Urbano V che tiene tra le mani le teste di Pietro e Paolo, simbolo caratteristico della sua iconografia.

La Sala Sant’Eligio, un tempo usata dai sovrani per le feste popolari, mette in mostra affreschi e tele con le Storie della Gerusalemme Liberata. Nell’educandato femminile è inoltre conservata la Madonna della Misericordia dalla faccia tagliata; secondo la leggenda, avrebbe perso sangue all’altezza di uno sfregio praticato sul volto della Vergine.

Arco dell’Orologio di Sant’Eligio 

All’esterno dell’edificio si trova l’ arco di Sant’Eligio  che collega il campanile della chiesa omonima con l’ospedale di epoca angioina. Nonostante i diversi restauri l’arco ha mantenuto l’impianto a due piani.

Il primo piano ospita un’ orologio con un doppio quadrante. Noteremo che quello che che si affaccia su via Duca di San Donato scorre una sola lancetta, realizzata a sbalzo e raffigurante un sole stilizzato con tratti antropomorfi.

Ricorda ai napoletani la tragica esplosione della motonave “Caterina Costa” (28 marzo 1943), la stessa che lasciò una profonda ferita nel Maschio Angioino.

Per anni l’orologio, colpito da un frammento della nave, è rimasto immobile, come pietrificato dallo shock dell’esplosione, alle 15:00. Il restauro del 1993 lo restituì alla città, ma con una sola lancetta a perenne ricordo di quel tragico evento.

Napoli Chiesa di Sant Eligio Maggiore

Sotto il quadrante, lato Sant’Egidio si scoprono due testine umane scolpite nel marmo: una femminile, docile e spaesata ed una maschile, dallo sguardo torvo e dalla folta barba. Secondo alcuni studiosi rappresenterebbero Irene Malarbi ed il duca Antonello Caracciolo, i protagonisti di una storia napoletana di cui parleremo a breve.

Il secondo piano, invece, ospita una finestra con stemmi aragonesi, dietro la quale i condannati a morte trascorrevano le loro ultime ore aspettando l’esecuzione.

La leggenda della fanciulla e di Antonello Caracciolo.

Pare che il Caracciolo, nobiluomo senza scrupoli, si fosse innamorato di una giovane vergine e cercasse, invano, di unirsi alla bella Irene.

Per riuscire nel suo intento fece condannare ingiustamente il padre di lei. La famiglia, malgrado tutto, non volle sottostare al vile ricatto e si rivolse a Ferdinando d’Aragona; il re ordinò al duca di sposare la fanciulla con tanto di ricca dote; poi lo condanna a morte per decapitazione nella vicina piazza Mercato.

Sant’Eligio patrono degli orafi e dei veterinari

Al santo, che prima di diventare vescovofu orafo di corte e maniscalco, è legato un miracolo. Si narra che Eligio per poter ferrare un cavallo non troppo mansueto, staccò letteralmente la zampa all’animale, ferrò lo zoccolo, poi riattaccò l’arto al cavallo. 

Dopo questo straordinario evento cominciò a diffondersi una tradizione. Eligio veniva invocato dal popolo per la guarigione di cavalli infermi; se ottenevano la grazia, i fortunati proprietari provvedevano ad appendere al portone della chiesa i ferri delle bestie curate. Leggi anche La Testa di Cavallo di Donatello, emblema di Napoli.

Chiesa di Sant Eligio Maggiore

Indirizzo: Via Sant’Eligio, Napoli
Come arrivare: in autobus E2 o 151, fermata via Marina – Carmine (direzione Piazza Municipio) o fermata Marina – Torre Aragonese (direzione Piazza Garibaldi), attraversare Piazza Mercato.