Ultima Modifica il 5 Ottobre 2024
La leggendaria Testa di Cavallo, opera di Donatello, è una delle statue di Napoli intorno alle quali gravitano varie leggende e curiosità. La straordinaria scultura ha avuto una storia lunga e travagliata. E’ chiamata anche Testa, Protome o Cavallo Carafa.
Pochi lo sanno, ma il Cavallo è il simbolo, più o meno ufficiale, della città. Un cavallo rampante fu, tra l’altro, l’emblema del Calcio Napoli, prima che si trasformasse in ciuccio.
La Testa di Cavallo Carafa non è l’unica opera di Donatello presente a Napoli. Nella monumentale chiesa di Sant’Angelo a Nilo è conservato il “Sepolcro del cardinale Rainaldo Brancaccio” che lo scultore fiorentino del 1400 realizzò insieme a Michelozzo. Approfondimento Sant’ Angelo a Nilo, la chiesa di Donatello a Napoli.
Un pò di storia
Nonostante le numerose leggende che avvolgono la sua origine, i documenti storici ci rivelano con certezza che la Testa di cavallo era parte di un ambizioso progetto scultoreo voluto da Alfonso d’Aragona, re di Napoli dal 1442 al 1458.
Per celebrare la sua conquista di Napoli, Alfonso il Magnanimo, commissionò a Donatello, uno dei massimi esponenti del Rinascimento, un’opera colossale. Un monumento equestre in bronzo, destinato a dominare l’arco trionfale del Castel Nuovo e a testimoniare la grandezza del suo regno.
La prematura scomparsa del re interruppe bruscamente i lavori, lasciando nel laboratorio fiorentino di Donatello le parti già fuse del monumento equestre, tra cui l’imponente Testa di Cavallo, alta ben 175 centimetri. Un’opera straordinaria, ricca di dettagli incredibili come le venature della pelle e i ciuffi della criniera, scolpiti uno a uno, ma destinata a rimanere incompleta, con la bocca spalancata in attesa del morso.
Alla morte dell’artista, Lorenzo il Magnifico spedì la Testa di Cavallo a Napoli come dono a Diomede Carafa conte di Maddaloni, fidato soldato del re Alfonso e ministro del suo successore Ferrante d’Aragona. L’opera, simbolo dell’amicizia tra i due potenti, fu collocata nel quattrocentesco cortile di Palazzo Carafa, in via San Biagio dei Librai, dando origine al nome con cui è ancora oggi conosciuta.
Vi rimase rimase fino al 1809, quando fu donata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dall’ultimo discendente di Diomede. Al posto dell’originale scultura Bronzea si trova oggi una copia in terracotta addossata alla parete di fondo del cortile.
Testa di Cavallo di Donatello curiosità
Secondo una leggenda la testa del cavallo faceva parte di una statua in bronzo realizzata, attraverso una serie di riti magici, da Virgilio Mago. Pare che avesse il potere di guarire gli animali. Si narra poi che quel cavallo di bronzo, salvo la testa, fu fatto fondere, per ricavare le attuali campane del Duomo.
Secondo la tradizione, invece, una statua che raffigurava un grande cavallo di bronzo, sfrenato e dall’aspetto furente, sia esistita veramente. Torreggiava su un alto piedistallo di piazzetta Riario Sforza dove fu eretto nel XVII secolo l’obelisco di San Gennaro. Una scultura talmente bella da essere considerata il simbolo dell’orgoglio indomito della città.
Nel 2017, sulla scalinata laterale del Museo Archeologico di Napoli, è stata inaugurata un’importante opera di street art che riproduce la testa di Cavallo Carafa realizzata da Donatello. L’opera è di David Diavù Vecchiato.