Ultima Modifica il 14 Ottobre 2020
Piazza del Plebiscito, ben delineata nei suoi spazi dalla chiesa di San Francesco di Paola, Palazzo Reale, Palazzo Salerno e Palazzo della Foresteria, è certamente la più caratteristica delle piazza di Napoli.
Il nome della Piazza, conosciuta come largo di Palazzo, arriva soltanto nel 1860, quando un plebiscito appunto decreta l’annessione dell’allora Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna.
La piazza fu per secoli uno slargo irregolare dove si svolgevano grandi feste popolari, tra le più famose vi era quella della “Cuccagna”.
Durante la festa veniva posto al centro della piazza un albero di nave, a cui erano attaccati premi per coloro che riuscivano a salirvi. Anche se per un periodo fu relegata al ruolo di parcheggio, oggi Piazza del Plebiscito è una delle cartoline di Napoli. Qui si celebrano il capodanno partenopeo, concerti ed è il luogo di ritrovo per i festeggiamenti dei successi sportivi della Società Sportiva Calcio Napoli.
Nel centro della Piazza, sono collocate due statue equestri. Quella di Carlo III di Borbone (l’iniziatore della dinastia) insieme a quella di suo figlio Ferdinando I delle Due Sicilie. Entrambe hanno lo sguardo rivolto verso il Palazzo Reale.
Attraversare bendati Piazza del Plebiscito
Sono tanti i turisti che vi giungono per poterla ammirare, e come vuole la tradizione si cimentano in un particolare gioco.
Partendo dalla porta di Palazzo Reale bisogna attraversare bendati lo spazio tra la statua equestre di Carlo III di Borbone e quella di Ferdinando I. L’impresa, apparentemente facile, si rivela invece molto ostica per una “maledizione”.
La leggenda vuole che la regina Margherita concedesse, una volta al mese, a uno dei suoi prigionieri di avere salva la vita a patto di superare proprio questa prova. Non ci riuscì mai nessun prigioniero, complice la pendenza del pavimento.
Irriverente racconto sulle statue del Palazzo Reale
Ma in piazza del Plebiscito c’è anche una lunga discussione tra le statue che ornano la facciata di Palazzo Reale. Ognuna di esse rappresenta, attraverso il suo capostipite, una dinastia a cui è stata sottoposta la città di Napoli.
Partendo da sinistra abbiamo: Ruggero il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d’Angiò, Alfonso V d’Aragona, Carlo V d’Asburgo, Carlo III di Spagna, Gioacchino Murat ed infine Vittorio Emanuele II. Mancano del tutto i Re della famiglia dei Borbone sconfitti da poco più di vent’anni.
La voce del popolo narra che Carlo V d’Asburgo, che ha un dito rivolto verso terra, esclamò Chi ha pisciato ca’ n’terra? Carlo III, di seguito rispose Nun saccio’ nient’. Murat, pieno di se, disse So’ stat’io e mo’ ch’fai? Finì la discussione Vittorio Emanuele che con la spada sguainata esclamò Mo to tagl’ accussì t’ liev’ o vizio.