Ultima Modifica il 14 Ottobre 2020

Ogni anno il 25 Aprile anche Napoli si ferma per la Festa della Liberazione intrapresa dalle forze partigiane contro il regime fascista e l’occupazione nazista. Una data che segna di fatto la fine della guerra e la nascita della Repubblica Italiana.

L’anniversario numero 75 della Liberazione quest’anno si celebra su internet. L’appuntamento con la diretta di 25 aprile 2020 #iorestolibero, è alle 11 del 25 aprile sul sito web 25aprile2020.it e alle 14.30 sul sito del quotidiano Repubblica.it.



A dire il vero il 25 Aprile 1945 a Napoli non accadde proprio nulla; la città, in effetti, era già stata liberata durante le Quattro giornate di Napoli (27 – 30 Settembre del 1943). Giornate eroiche in cui semplici cittadini con coraggio e determinazione, lottarono e cacciarono via le truppe naziste.

Festa della liberazione, il 25 aprile diventa Festa Nazionale

Era il 25 Aprile del 1945, al grido di “Arrendersi o perire”, che il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti. Un giorno fondamentale che mise fine a venti anni di dittatura fascista e a cinque anni di guerra.

Da quel giorno in tutte le città italiane si organizzano manifestazioni pubbliche in ricordo dei suoi liberatori e soprattutto gli uomini della Resistenza italiana.

Mausoleo Schilizzi Posillipo

A Napoli le celebrazioni della Liberazione contro il governo fascista e l’occupazione nazista hanno inizio al Sacrario dei Caduti del Mausoleo di Posillipo, dove sono sepolte le salme di 17 napoletani morti durante l’insurrezione delle Quattro Giornate; proseguono poi in piazza Salvo D’Acquisto.

Napoli non dimentica

Napoli non dimentica che è stata la città italiana più bombardata durante il secondo conflitto mondiale con interi quartieri rasi al suolo.

La città partenopea  e la sua periferia ospitavano infatti industrie di interesse strategico, come Cantieri Navali, le officine Avio di Pomigliano,  il silurificio di Baia, solo per citarne alcune. Il porto partenopeo era inoltre uno dei capolinea delle rotte marittime verso l’Africa e capolinea delle rotte marittime verso la Libia.

Giornate Europee del Patrimonio: Chiostro di Santa Chiara

Ingenti furono i danni alla chiesa di Monteoliveto, al complesso dei Girolamini, alla chiesa dei Santi Severino e Sossio; la chiesa del Carmine vide distrutto il suo fantastico soffitto ligneo e la chiesa del Gesù Nuovo addirittura conserva una capsula di una bomba inesplosa.

Pochissimi forse sanno che la Chiesa di Santa Chiara, uno dei simboli di Napoli nel mondo, fu ridotta ad un cumulo di macerie. Da allora il monastero diventò il simbolo di un paese devastato nel fisico e negli affetti più cari. La chiesa è stata, fortunatamente, interamente ricostruita sul disegno originale.

Anche se la guerra è terminata più di 70 anni fa, segni indelebili si possono ancora oggi scoprire nelle tante cavità sotterranee che il popolo napoletano poté usufruire come ricovero antiaereo.

Napoli Sotterranea - rifugio antiaereo

Nella Galleria Borbonica, nel percorso della Napoli Sotterranea o al Museo del sottosuolo sono stati ritrovati oggetti d’uso quotidiano, giocattoli, scritte sui muri, che raccontano le storie di uomini e donne che hanno vissuto qui giorni di angoscia e di incertezza sotto le bombe e hanno trovato, a volte, l’amore.

Pare che durante il periodo della guerra, oltre 4 mila persone si trasferirono nella città sotterranea, in attesa che il conflitto finisse.

Lo storico percorso di Napoli Sotterranea permette di scopre anche il Museo della Guerra. Un esposizione di materiali, oggetti e documenti relativi al periodo che va dal giugno 1940 a settembre 1943.