Ultima Modifica il 27 Gennaio 2024

Il Carnevale, la festa più gioiosa e trasgressiva dell’anno, risveglia la parte giocosa di Napoli. I vicoli e le piazze cittadine si riempiono di eventi, costumi bizzarri e maschere.

Carnevale, dal latino “carnem levare” (eliminare la carne), è legato al banchetto che si tiene l’ultimo giorno di carnevale (martedì grasso). Con il Mercoledì delle Ceneri inizia Quaresima.



Carnevale di Napoli: storia e origini

Le origini della festa di Carnevale si perdono nella notte dei tempi. E’ sicuramente legata alle feste religiose pagane, in cui si faceva uso delle maschere per allontanare gli spiriti maligni. Con l’avvento del cristianesimo questi riti persero il carattere magico e rituale e rimasero semplicemente delle forme di divertimento popolare.

Il Carnevale di Napoli inizia per tradizione il 17 gennaio, giorno di sant’Antonio Abate. In suo onore si accende una catasta di legna – O Cippo ‘e Sant’Antuono – che allegoricamente rappresenta tutte le cose brutte da dimenticare. In passato sui falò si mostrava la maschera di Carnevale con la pipa in bocca che bruciava tra il delirio e il baccano degli scugnizzzi.

La prima documentazione del Carnevale a Napoli si ha nel XIV secolo quando i nobili si mettevano in scena con grandi ricevimenti in maschera, balli, spettacoli, giochi e tornei. Durante il viceregno spagnolo il popolo napoletano si appropriò della festa e il Carnevale divenne una manifestazione di popolo, anche se il patriziato non disdegnava parteciparvi.

I carri allegorici, furono addobbati con prodotti mangerecci. Nacquero così i carri-cuccagna legati alle cavalcate e quadriglie dei baroni, dei cavalieri e delle Corporazioni delle Arti. Il popolo, perennemente affamato, vedendo passare tutta quella abbondanza si dava all’arrembaggio e saccheggiava i carri.

Carnevale di Saviano - Napoli Carnevale di Saviano – Napoli.

Il periodo più glorioso per il Carnevale napoletano fu con i Borbone. Veniva festeggiato con sfilate, mascherate, carri allegorici sfarzosi arricchiti con prelibatezze: dolci, salami, selvaggina e prodotti agricoli.

Re Carlo di Borbone, per limitare i disordini legati al saccheggio dei carri–cuccagna, impose che fossero allestiti nel largo di Palazzo (piazza del Plebiscito) e guardati a vista da truppe armate fino all’inizio dei  festeggiamenti.

Nel tempo lasciarono il passo all’ “albero della Cuccagna”(o palo di sapone) che veniva reso scivoloso grazie al sapone in modo da rendere piu’ difficile l’arrampicata dei concorrenti. Il gioco era finalizzato a saziare abbondantemente la popolazione prima di iniziare il lungo digiuno quaresimale

E’ in quel periodo che nasce la maschera della “Vecchia ‘o Carnevale”. Una vecchia signora dal busto deforme e invecchiato, ma dal corpo giovane e dal seno abbondante, porta sulle proprie spalle Pulcinella che balla e suona le nacchere.

Le maschere di Carnevale

Il carnevale moderno prevede in città spettacoli e balli, solitamente interpretati da giovani artisti di strada e non. Simbolo del carnevale napoletano e della cultura partenopea è la maschera di Pulcinella, una maschera complessa che nasconde molti significati. Scopri di più su Storia e origini della maschera di Pulcinella.

Pulcinella Napoli - ph Valentina Formisano Pulcinella Napoli – ph Valentina Formisano.

Sono campane anche altre due importanti e note maschere: Scaramuccia e Tartaglia. Potrebbe interessarti La Canzone di Zeza, la farsa carnevalesca più nota della Campania, mette in scena una vicende familiare di Pulcinella e di sua moglie Lucrezia (Zeza)

Scaramuccia è fanfarone e pieno di sè; si diverte a fare scherzi, ma finisce sempre per prendere le botte. Indossa un berretto nero alla basca, che sembra quasi una cuffia da letto, e una maschera nera sul viso. Porta anche una giubba corta a righe nere e grigie scure chiusa da una cinta e coperta da un mantello nero.

Tartaglia è grasso, goffo e balbuziente, è un degno compare di Pulcinella e Colombina. Indossa un abito verde con larghe strisce gialle, calze bianche, un maestoso mantello verde con i bordi gialli, una maschera nera e un cappello grigio.

Carnevale partenopeo: i piatti tipici della tradizione

A Napoli, paese della Cuccagna, ogni occasione è buona per festeggiare in compagnia degli amici davanti ad una bella tavola imbandita delle più tradizionali ricette. La cucina carnevalesca napoletana è varia, divertente, colorata e comprende piatti tradizionali e unici ricordati nei giorni successivi quando vige “digiuno e astinenza”.

Lasagna di Carnevale

Si inizia con la Lasagna al ragù un piatto multistrato molto elaborato con ricotta, polpettine, uova sode, ragù, perchè Carnevale si sa, è la festa del grasso e allora non ci si può risparmiare niente.

Il menu prevede un secondo a base di carne al ragù; oppure polpette fritte, braciole (involtini di carne di manzo farcite con formaggio, aglio e prezzemolo) e tracchiolelle (costine di maiale). Non manca mai un sostanzioso contorno di parmigiana di melenzane, abbondantemente farcita con mozzarella filante.

Dopo la frutta si arriva finalmente al gran finale delle portate, i dolci tradizionali napoletani: In pole position non possono mancare le Chiacchiere. Al forno o fritte, vanno rigorosamente servite con una bella manciata di zucchero, da inzuppare nel Sanguinaccio.

Chiacchiere di Carnevale

Non fatevi trarre in inganno dal nome, a Napoli il sanguinaccio è una crema densa e dolce a base di cioccolato. Il sangue di maiale a cui deve il suo nome, è solo un lontano ricordo.

Un altro dolce molto famoso a Napoli è il Migliaccio napoletano (fatto con la ricotta e la semola di grano duro). Il nome deriva dal miglio grezzo molto utilizzato nella cucina contadina povera partenopea.