Ultima Modifica il 12 Ottobre 2020

Il Carnevale a Napoli, pur non essendo tra i più famosi, come quello di Venezia e di Viareggio, presenta molte usanze, maschere, ricette e tradizioni particolari.

Carnevale è una festa, le cui origini si perdono nella notte dei tempi probabilmente nelle feste religiose pagane, in cui si faceva uso delle maschere per allontanare gli spiriti maligni. Con l’avvento del cristianesimo questi riti persero il carattere magico e rituale e rimasero semplicemente delle forme di divertimento popolare.



La parola carnevale deriva dal latino “carnem levare” (eliminare la carne) ed indica il banchetto che si tiene l’ultimo giorno di carnevale (martedì grasso), subito prima del periodo della Quaresima quando è vietato mangiare carne.

Quando è Carnevale?

Forse non tutti sanno che il Carnevale è legato alla domenica di Pasqua; la più importante festività del calendario cristiano è una data mobile. La sua data, infatti, cambia di anno in anno per via del fatto che da quasi 1700 anni per calcolare il giorno esatto di festa si tiene conto del calendario lunare.

Per la Chiesa, la Pasqua si festeggia la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Partendo dalla Pasqua si sottraggono sei settimane: le prime cinque sono di Quaresima, la sesta è Carnevale.

Carnevale di Napoli: storia e origini

A Napoli, il Carnevale inizia per tradizione il 17 gennaio, giorno di sant’Antonio Abate. In suo onore si accende una catasta di legna – O Cippo ‘e Sant’Antuono – che allegoricamente rappresenta tutte le cose brutte da dimenticare.

La prima documentazione del Carnevale a Napoli si ha nel XIV secolo quando i nobili si mettevano in scena con grandi ricevimenti in maschera, balli, spettacoli, giochi e tornei. Nel XVII secolo le maschere cominciano a diffondersi anche fra i plebei: ecco che tutti scendevano in piazza per festeggiare pubblicamente, ma rigorosamente mascherati.

Carnevale di Saviano - Napoli Carnevale di Saviano – Napoli.

Nel XVIII secolo, i Borbone organizzavano grandi festeggiamenti in tutta la città. Il popolo, in un tripudio di colori e suoni, invadeva le strade “armato” dei classici strumenti di musica popolare, dallo Scetavajasse, al Putipù e al tricchebballacche.

E’ in quel periodo che nasce la maschera della “Vecchia ‘o Carnevale”. Una doppia maschera che unisce Pulcinella a cavallo di una vecchia, quest’ultima simbolo dell’anno trascorso, dell’inverno, della natura appassita, della negatività pregressa.

Chi la indossa rende l’immagine indossando una lunga gonna sulla tunica bianca e legandosi in vita una testa di anziana donna fatta di stoffa imbottita, e delle finte gambe, in modo da dare l’impressione che Pulcinella stia a cavalcioni sopra la vecchia.

Il Carnevale napoletano viene spesso associato al Gioco della Cuccagna, detto anche “palo di sapone”, visto che l’altissimo palo che fa parte del gioco veniva interamente insaponato e reso scivoloso.

Le maschere di Carnevale

Il carnevale moderno prevede in città spettacoli e balli, solitamente interpretati da giovani artisti di strada e non. Simbolo del carnevale napoletano e della cultura partenopea è la maschera di Pulcinella, una maschera complessa che nasconde molti significati. Scopri di più su Storia e origini della maschera di Pulcinella.

Pulcinella Napoli - ph Valentina Formisano Pulcinella Napoli – ph Valentina Formisano.

Pulcinella è pigro, ironico, opportunista, sfrontato e chiaccherone e sempre in movimento. La qualità che contraddistingue meglio Pulcinella è la sua furbizia, con la quale riesce a risolvere i problemi più disparati che gli si parano davanti; sempre, però, in favore dei più deboli ed a discapito dei potenti.

Sono campane anche altre due importanti e note maschere: Scaramuccia e Tartaglia.

Scaramuccia è fanfarone e pieno di sè; si diverte a fare scherzi, ma finisce sempre per prendere le botte. Indossa un berretto nero alla basca, che sembra quasi una cuffia da letto, e una maschera nera sul viso. Porta anche una giubba corta a righe nere e grigie scure chiusa da una cinta e coperta da un mantello nero.

Tartaglia è grasso, goffo e balbuziente, è un degno compare di Pulcinella e Colombina. Indossa un abito verde con larghe strisce gialle, calze bianche, un maestoso mantello verde con i bordi gialli, una maschera nera e un cappello grigio.

Piatti tipici di Carnevale a Napoli

A Napoli, paese della Cuccagna, ogni occasione è buona per festeggiare in compagnia degli amici davanti ad una bella tavola imbandita delle più tradizionali ricette. La cucina carnevalesca napoletana è varia, divertente, colorata e comprende piatti tradizionali e unici ricordati nei giorni successivi quando vige “digiuno e astinenza”.

Lasagna di Carnevale

Si inizia con la Lasagna un piatto multistrato molto elaborato con ricotta, polpettine, uova sode, ragù, perchè Carnevale si sa, è la festa del grasso e allora non ci si può risparmiare niente.

Il menu prevede un secondo a base di carne al ragù; oppure polpette fritte, braciole (involtini di carne di manzo farcite con formaggio, aglio e prezzemolo) e tracchiolelle (costine di maiale). Non manca mai un sostanzioso contorno di parmigiana di melenzane, abbondantemente farcita con mozzarella filante.

Dopo la frutta si arriva finalmente al gran finale delle portate, i dolci tradizionali napoletani: In pole position non possono mancare le Chiacchiere. Al forno o fritte, vanno rigorosamente servite con una bella manciata di zucchero, da inzuppare nel Sanguinaccio.

Chiacchiere di Carnevale

Non fatevi trarre in inganno dal nome, a Napoli il sanguinaccio è una crema densa e dolce a base di cioccolato. Il sangue di maiale a cui deve il suo nome, è solo un lontano ricordo.

Un altro dolce molto famoso a Napoli è il Migliaccio napoletano (fatto con la ricotta e la semola di grano duro). Il nome deriva dal miglio grezzo molto utilizzato nella cucina contadina povera partenopea.