Ultima Modifica il 8 Novembre 2020

Le Statue dei Re che si trovano sulla facciata di Palazzo Reale di Piazza del Plebiscito sono un omaggio ai capostipiti di ogni dinastia che ha regnato su Napoli, a partire da Ruggiero il Normanno arrivando a Vittorio Emanuele II.



Le statue, che ripercorrono una storia lunga otto secoli, furono volute da Umberto I di Savoia nel 1888 con l’intento di abbellire la facciata di Palazzo Reale ma anche di coprire un pò l’importanza della dinastia Borbone. Sulla statua di Carlo di Borbone, si legge la didascalia “Carlo III”, a rimarcare la discendenza spagnola.

Chi avrà fatto la pipì a piazza del Plebiscito a Napoli? Scopri la storiella delle statue del Palazzo Reale di Napoli

Le otto statue dei Re di Napoli nella facciata di Palazzo Reale

Partendo da sinistra rispetto alla facciata del palazzo scopriamol e statue di Ruggiero il Normanno, opera di Emilio Franceschi, Federico II di Svevia, scolpito da Emanuele Caggiano; poi Carlo I d’Angiò forgiato da Tommaso Solari. Alfonso I d’Aragona scolpito da Achille d’Orsi; Carlo V di Spagna è firmato da Vincenzo Gemito mentre Carlo III di Borbone è opera di Raffaele Belliazzi, fino a Gioacchino Murat scolpito da Giovan Battista Amendola. Ed in fine il re d’italia Vittorio Emanuele II di Savoia opera di Francesco Ierace.

I re di Napoli, Palazzo Reale

Ruggero il Normanno (Mileto, 1095 – Palermo, 1154)

E’ passato alla storia per aver unificato tutti i piccoli regni del Sud Italia che, sin dai tempi della caduta dell’Impero Romano, vissero in lotta fra loro. Ruggero il Normanno fu un re scaltro e attento alla cultura, gettando le basi per quella fioritura artistica, culturale e politica che raggiunse l’apice con Federico II.

Anche se ai tempi di Ruggero il centro del potere era a Palermo, in Sicilia, per la prima volta, i confini del Sud Italia, che rimasero pressoché uguali fino al 1861.

Federico II di Svevia (Jesi, 1194 – Torremaggiore, 1250)

Uno dei più brillanti, geniali e carismatici uomini della storia medievale. Federico II riunì nella sua persona l’eredità di due dinastie: gli Svevi e il casato normanno degli Altavilla, che avevano fondato in Italia meridionale la più giovane monarchia del continente. Come i suoi predecessori, aveva la sua corte a Palermo. Fu il fondatore della prima università laica del mondo a Napoli e stimolò arte e letteratura.

Carlo d’Angiò (Parigi, 1226 – Foggia, 1285)

Gli angioini giunsero in Italia dalla Francia sfruttando il caos in cui era caduto il Regno di Sicilia dopo la morte di Federico II. L’ultimo erede degli Hohenstaufen, Corradino di Svevia di appena 16 anni, fu infatti giustiziato brutalmente a Piazza Mercato.

Carlo spostò la capitale del regno a Napoli, proclamandosi per la prima volta Re di Napoli. La città era infatti perfetta per soddisfare le sue mire espansionistiche.

Carlo I d’Angiò attuò una profonda riforma amministrativa e diede veste giuridica ai Sedili, le antiche assemblee rappresentative della città di Napoli, le cui decisioni valevano per tutto il regno. Re Carlo non si sentì mai italiano, volle infatti essere seppellito a Parigi, dove si trova ancora oggi.

Alfonso d’Aragona (Medina del Campo, 1396 – Napoli, 1458)

Dopo la morte di Ladislao di Durazzo, uno dei re più ambiziosi ed enigmatici della storia di Napoli, il regno cadde di nuovo nel caos. Alfonso d’Aragona conquisto la capitale del regno sfruttando un trucco che riuscì bene anche al bizzantino Belisario, ben 1000 anni prima. Passò infatti per un pozzo e sbucò dalle parti di Santa Caterina a Formiello con i suoi soldati.

Il governo di Alfonso, nonostante un inizio violento, fu illuminato ed accorto e, durante il suo regno, Napoli diventò un grande centro di cultura. La dominazione aragonese ebbe vita breve.

Le statue di Palazzo Reale Napoli, Alfonso d'Aragona

Carlo V d’Asburgo (Gand, 1500 – Cuacos de Yuste, 1558)

A seguito di lunghe guerra combattute, tra Francia e Spagna, per il controllo della penisola Italiana, nel 1516 venne siglata la Pace di Noyon; fu cosi che il Regno di Napoli e di Sicilia venne attribuito alla Spagna. Iniziò cosi il complesso periodo del Viceregno di Napoli.

Carlo V lo affidò al viceré Don Pedro di Toledo: il suo braccio destro ridisegnò completamente l’assetto urbanistico della città, con Via Toledo e i Quartieri Spagnoli, spostò l’amministrazione della giustizia spostando i tribunali nel normanno Castel Capuano.

Carlo di Borbone (Madrid, 1716 – Madrid, 1788)

Era il 10 Maggio 1734 quando un appena diciottenne Carlo, figlio di Filippo V di Spagna, riuscì a conquistare il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia, sottraendolo al disastroso ventennio austriaco. La città di Napoli divenne la capitale di uno stato sovrano e indipendente.

Carlo di Borbone fu uno dei re più amati, innovatori e riformisti che giunsero in città. Durante il suo governo la città di Napoli ebbe un immenso balzo in avanti sotto ogni aspetto. A lui sono legati alcuni dei gioielli architettonici più belli di Napoli: il Teatro San Carlo, la Reggia di Capodimonte, senza dimenticare la Reggia di Caserta, Portici, l’Acquedotto Carolino, il Real Albergo dei Poveri e l’inizio degli Scavi di Pompei.

Gioacchino Murat (Labastide Murat, 1767 – Pizzo Calabro 1815)

Fu Re di Napoli durante il cosiddetto periodo del decennio francese, dal 1808 fino al 1815, anno in cui i Borbone recuperarono il regno. Napoleone stesso gli concede il prestigioso titolo di re di Napoli al posto di Giuseppe Bonaparte.

La sua statua, lo ritrae con una mano al petto perché, quando fu giustiziato, disse: “risparmiate il volto, mirate al cuore: fuoco!“. Murat amò talmente tanto il suo regno che, addirittura, arrivò a tradire Napoleone alleandosi con l’Austria pur di mantenere il suo trono.

Introdusse a Napoli il Codice Napoleonico, legalizzando per la prima volta il divorzio; fondò la prima facoltà d’Ingegneria e il primo corpo di Pompieri d’Italia; avviò immense opere pubbliche come “Corso Napoleone” (Il ponte della Sanità).

Vittorio Emanuele II (Torino 1820 – Roma 1878)

L’ultima delle statue di Palazzo Reale è quella di Vittorio Emanuele II, l’unico sovrano che non è mai stato re di Napoli, ma d’Italia. E’ ritratto con una sciabola sguainata, di bronzo, in atteggiamento da conquistatore.

Coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso conte di Cavour, Vittorio Emanuele di Savoia portò a compimento il processo di unificazione Italiana. La conquista del regno fu il frutto di congiunzioni storiche inaspettate come la morte di Ferdinando II che destabilizzò il Regno delle Due Sicilie, e grazie alla figura carismatica come Giuseppe Garibaldi.